16/12/10

MILES DAVIS - Kind Of Blue


Miles Davis: 1949 - 1959. Kind Of Blue
La vita senza musica è impensabile... la musica senza vita è pura accademia... ecco perchè il mio approccio con la musica è un abbraccio totale.” (L.Benrstein)
Il jazz abbraccia questa filosofia ed è musica d'arte nel senso di esprimere il cuore di chi suona, aiutando l'uomo a confrontarsi con se stesso. Il jazz si rivolge a tutti nello stesso modo autenticamente umano dei quadri di Van Gogh, delle pennellate di luce di Caravaggio, dell'immaginifica concezione di Paradiso di Michelangelo. Così il jazz va incontrato, non consumato in modo indolore perchè contiene un grido, una visione espressiva che altro non è che il punto più profondo dell'essere umano.
Esiste una forma d'arte, in Giappone, in cui l'artista si trova a confronto con una tela bianca, un pennello e il colore nero, ed è obbligato ad essere spontaneo. In questa forma d'arte non è la perfezione che suggerisce l'emozione ma l'interpretazione presente nel messaggio, nell'opera dell'artista che dev'essere libero da condizionamenti assoggettato soltanto da quelle del proprio cuore. Questa forma d'arte, se vogliamo, grazie alla cosiddetta interpretazione improvvisativa, è molto simile al jazz...
L'artista è completamente nudo e privo di ogni forma di difesa, così, l'oggettiva difficoltà è nel conservare l'integrità dell'anima, del vissuto, e, in un certo senso, affrontare critiche e incomprensioni. Questa è l'anima del jazz. L'abbraccio incondizionato che il musicista, attraverso le improvvisazioni, volge all'ascoltatore.
La convocazione della formazione composta da Julian “Cannonbal” Adderley, Wynton Kelly, Paul Chambers, Jimmy Cobb, Bill Evans e John Coltrane per la session di registrazione di Kind of Blue di Miles Davis giunse al termine di un primo percorso evolutivo artistico del trombettista di Saint Louis.
Dopo Birth of The Cool, Miles fu travolto da una fase di incomprensione artistica che lo accolse al rientro negli USA dalla tournee francese con Tadd Dameron, Kenny Clarke e James Moody. In Francia, il cool jazz, con le sonorità limpide e "notturne", fu molto apprezzato e permise a Davis di entrare dalla porta principale nei circoli intellettuali parigini. In Usa, invece, il cool veniva visto come un'espressione artistica creata da un “nero per far suonare i bianchi”(Chet Baker, Jerry Mulligam) non riscuotendo, così, alcuna attenzione da ciascuna comunità . Poi, il distacco da Juliett Greco (amata follemente in Francia), la morte di Fats Navarro (vecchio amico), il primo divorzio e il senso di solitudine, spinsero Davis verso una forma di depressione che Miles cercò di superare rifugiandosi nella tossicodipendenza da eroina.
Solo nel 1954, dopo essere andato a Saint Louis per sottoporsi alle cure disintossicanti del padre, Davis riuscì a recuperare la sua verve artistica. Gli album Dig, Blue Haze, Bags' Groove e Miles Davis and the Modern Jazz Giant e Walking (anche se di tono inferiore rispetto alle future produzioni) rappresentano un passaggio fondamentale della creatività davisiana: l'inizio dell'uso sistematico della sordina; la gestione dello spazio musicale, ereditata da Ahmad Jamal; la collaborazione con Horace Silver per il primo disco di hard bop (Walking, 1954), in cui la sezione fiati - in tutte le tracce - suona all'unisono eccependo il lavoro solistico tipico del be bop, preannunciano il lavoro cesellante del Miles Davis degli anni successivi. Saranno questi, infatti, gli anni in cui Davis affinerà la tecnica pulita e languida tipica del suo stile, inserendo, nelle esecuzioni il sound minimalista con un approccio solistico e improvvisativo caratterizzato da strutture armoniche semplici ed immediate.
Il momento definitivo di svolta, l'attimo che indica che il peggio è passato, è rappresentato dal leggendario assolo su Round Midnight al festival di Newport del 1955: accompagnato da Thelonius Monk, Davis disegna su una tela bianca, con un pennello intinto nell'angolo più recondito del suo cuore, un abbraccio caldo, malinconico e rincuorante che accompagna l'ascoltatore verso una visione in cui la tromba è al centro dell'inquadratura ed il piano, con note basse, smorzate e lente, è la cornice di un bellissimo quadro che fu messo in vendita dalla Columbia nel 1955.
Nel 1954, rinvigorito dalla nuova ondata di successo, Davis fondò il primo dei suoi celebri quintetti: John Coltrane al sax tenore, Red Garland al pianoforte, Paul Chambers al contrabbasso e Philly Joe Jones alla batteria. Questa è una delle più grandi formazioni di hard bop che produsse 4 importanti album per la Prestige Records – Relaxin', Steamin', Workin', Cookin'caratterizzati da un suono asciutto ed incisivo dove la tromba di Davis s'inserisce con un fraseggio che enfatizza il registro medio dello strumento.
Il sodalizio con Gil Evans, dopo Birth of The Cool, continuò con una serie di dischi, in cui Davis recita il ruolo dell'unico solista che s'inserisce con eleganza in finissime tessiture orchestrali. Miles Ahead del 1957 è l'esempio della splendida fusione.
Nel 1957, Davis, stanco dei problemi di tossicodipendenza dei componenti – tra i primi Coltrane e Chambers, che arrivavano, spesso, in ritardo e senza strumenti alle prove ed ai concerti –, sciolse il sestetto ed andò in Francia da Juliette Greco. Qui fu ingaggiato da Louise Malle per la registrazione del soundtrack del film “Ascensore per il patibolo” dove utilizzò un procedimento innovativo: l'incisione fu ricavata dal materiale sonoro, quasi completamente improvvisato, nato mentre i musicisti guardavano le scene del film.
Una volta rientrato in USA, Davis rispolverò l'idea del quintetto e, dopo aver reingaggiato Coltrane, che si era disintossicato, e Cannonbal Adderley, al sax contralto, riprese il suo percorso artistico nel mondo dell'hard bop. Milestone (1957) è l'album simbolicamente più valido di questo periodo in cui la title track presenta un Davis il cui stile improvvisativo, essenziale e melodico, sarà successivamente definito modale.
Sempre del 1958 è l'ultima collaborazione come sideman con Adderley per il fantastico album Somethin'Else.
Il 1959 è uno di quegli anni destinati a passare alla storia della musica.
Nel 1959 nasceranno, a pochi mesi l'uno dall'altro, due dei più importanti album della musica: Giant Steps di John Coltrane e Kind of Blue di Miles Davis.
Per Kind of Blue – universalmente riconosciuto come uno dei dischi più belli ed eleganti – Davis convocò il suo sestetto per la seduta di registrazione presso lo studio della Columbia Records della 30a strada di New York.
I musicisti si ritrovarono in sala di registrazione senza aver mai letto gli spartiti. A ciascuno, all'ultimo momento, Davis consegnò le scale da eseguire senza specificare né tempi di uscita ed entrata né il loro ordine di esecuzione. Ognuno era lasciato libero d'interpretare e di sfogare il proprio istinto seguendo quel che le scale davisiane gli suggerivano. S'iniziò a suonare. Davis di spalle al mixer, rivolto verso la crew, guardando negli occhi Coltrane, Adderley, Evans, Kelly (piano, soltanto in Freddie Freeloader), Chambers e Cobb , dettava a ciascuno i tempi di entrata e di uscita.
Ogni musicista usava il pennello intinto nella propria anima messa nudo, intingendo e dipingendo senza sosta. Nel disco si ascoltano straordinarie pennellate che abbracciano l'ascoltatore e lo accompagnano in Paradiso.
Il 2 marzo furono incise So What, Freddie Freeloader e Blue in Green. Il 22 aprile Flamenco Sketches e All Blues.
Le takes di registrazione hanno dato origine a leggende: si dice che ciascun brano sia stato eseguito una sola volta. In realtà, per rispetto al tormento d'animo vicino ad ogni forma d'arte, non è vero che ci sia stata una sola registrazione per ogni brano. Litigi accesi, discussioni, la voglia di procedere su strade differenti, portarono alla rottura definitiva tra i grandi componenti del sestetto. In fase di mixaggio del disco furono scelte le first take e rimase l'ordine delle tracce che Miles aveva pensato: quello delle due differenti session di registrazione.
Nel mettersi a nudo l'anima dell'artista si priva di difese, è tormentata. Vibra. Poi spicca il volo verso il Paradiso.
Questo album dev'essere stato fatto in Paradiso.” (Steve Cobb)
Buona musica.
Vincenzo Altini

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