14/12/10

MICHAEL JACKSON



Non ci interessa parlare della sua pelle sbiancata o degli innumerevoli ritocchi di chirurgia plastica. Non ci interessa sapere i risvolti giudiziari della sua vita o analizzare le sue follie da star. Non ci interessa capire quali sono state le cause, ancora misteriose, della sua morte.
Vogliamo raccontare una parte della storia di un ragazzino che, a soli undici anni, debutta sulla scena da professionista insieme ai fratelli Tito, Marlon, Jackie e Jermain Jackson.

Il piccolo Michael ha come riferimento James Brown, la sua capacità di intrattenere il pubblico e il suo modo di stare sul palco e di ballare. Abilità che non passano inosservate alla cantante Gladys Knight e, successivamente, a Berry Gordy, il patron della Motown al quale la stessa Gladys aveva suggerito di ingaggiarli. A Berry iniziano a scintillare gli occhi quando pensa ai Jackson 5, il gruppo composto dai cinque fratelli dell’Indiana che possono diventare le prime star adolescenti della Motown. Per completare l’operazione di marketing, sceglie Diana Ross come madrina ufficiale del gruppo. Siamo nel 1969, l’anno dell’album Diana Ross presents The Jackson 5 e, soprattutto, del singolo I want you back, una canzone fresca e orecchiabile dal ritmo trascinante. Una hit che va al primo posto delle classifiche americane e al secondo di quelle inglesi. Da quel disco in poi, la strada è in discesa. Le hit si susseguono una dopo l’altra (Abc, Never can say goodbye, Ain’t no sunshine, Shake your body down to the ground, Blame it on the boogie) e i Jackson 5 diventano i Beatles neri, cinque ragazzi da imitare (anche nel look) e idolatrati da milioni di fan. Questo anche a costo di sacrificare i sogni e i giochi di un adolescente, spesso obbligato dal padre a sedute di registrazione infinite mentre gli altri ragazzini sono per strada a giocare.

Per fortuna c’è un’amica vera al suo fianco, Diana Ross, con la quale recita la parte dello spaventapasseri in The Wiz, adattamento cinematografico del successo teatrale The Wizard of Oz. Non è propriamente un successo, ma rappresenta la svolta della sua carriera. Il produttore musicale di The Wiz è tale Quincy Jones e tra i due si crea quella intesa tutta speciale a base di amicizia, rispetto e fiducia. Michael si affida totalmente a Quincy, il padre che non ha mai avuto, il risultato è Off the Wall (1979). Il disco si apre con la prima canzone interamente scritta da solo, Don’t stop ‘til you get enough, che ancora oggi fa ballare chiunque come se avesse le formiche nel sedere. Seguono Rock with you, scritta da Rod Temperton (autore anche della stupenda title track dell’album), She’s out of my life e I can’t help it, tra i cui autori figura mr Stevie Wonder.

Tra premi, numeri uno in classifica e un nuovo disco con i fratelli (Triumph), Michael trova il tempo per tornare in studio a lavorare con Quincy Jones a un nuovo disco, che passerà alla storia come l’album più venduto di tutti i tempi. E’ Thriller (1982), costato “soli” 750.000 dollari, molto ben ripagati dagli incassi. Il primo dei sette singoli (su nove brani!) è il duetto con l’amico/rivale Paul McCartney, The Girl is mine, una canzoncina semplice e fischiettabile. Ma come, tutti quei soldi spesi per pubblicare una canzone, anche banalotta? Calmi, il duetto rassicurante serve solo a calmare gli animi e a preparare l’arrivo della “bomba”: Billie Jean. Niente più miele, le atmosfere dolci e zuccherose si infrangono su un tema scottante e su un groove incalzante e si sciolgono in una intro lunga, inusuale per un pezzo pop, che contribuisce a far crescere l’attesa. Chi è Billie Jean? E di chi è quel figlio? Il video contribuisce al successo del brano: Michael balla illuminando i mattoni con i suoi passi, quasi come in una gigantesca discoteca all’aperto con un solo protagonista nel mezzo della pista.
Le immagini fanno la fortuna anche del singolo Thriller. La canzone diventa un cortometraggio di quattordici minuti diretto dal regista John Landis: il sorridente Michael si trasforma, all’uscita dal cinema e davanti alla fidanzata, in un terrificante uomo con gli occhi da gatto che, pian piano, viene circondato da zombie ballerini. Storico, come il giubbotto di pelle rossa indossato nel video.
Per ritrovare la dolcezza e la sensibilità di Michael nell’album, bisogna aspettare Human nature, un invito a lasciarsi andare e a mordere la città come fosse una mela. Insomma, un capolavoro dopo l’altro, tante possibili hit messe in sequenza per un disco diventato leggenda.

Passano cinque anni, durante i quali Michael non se ne sta con le mani in mano (incide Victory, l’ultimo album con i fratelli, e scrive We are the world insieme a Lionel Richie), e arriva Bad, l’ultimo disco realizzato con Quincy Jones. Un album molto pop, con batterie elettroniche e ritmi nervosi, nel quale si intravede il Michael del futuro, un Michael che, almeno musicalmente, è diventato maturo e autonomo. E’ quello che pensa Quincy, che gli suggerisce il produttore per il suo prossimo disco, Teddy Riley, e lo lascia amichevolmente a percorrere la sua strada.
Dove, anche noi, preferiamo lasciarlo.

Mr.Soundelicious

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