02/03/10

MICHAEL FRANTI


All’inizio c’erano i Beatnigs, poi i Disposable Heroes of Hiphoprisy, infine gli Spearhead. Gruppi diversi accomunati dallo stesso frontman, Michael Franti.
Musicista, poeta, cantante, Michael Franti è l’insieme inscindibile di questi elementi racchiusi in un grande uomo, non solo fisicamente, capace di passare dalla musica al cinema ( “I know I’m not Alone” è il suo film sulla guerra in Iraq), dalla celebrazione di Obama con un tributo (“Obama song”) alla creazione di un centro per il benessere fisico e spirituale e di una linea di abbigliamento ecologico. Potrebbe essere il presidente degli Stati Uniti o un cantastorie all’angolo della strada, il suo messaggio non cambierebbe: c’è bisogno di unità, di stare insieme per risolvere i problemi del mondo. Come la guerra, la povertà, l’aids, la pena di morte, ma anche il razzismo e l’omofobia, tutti temi trattati nei suoi testi, a volte con basi allegre e danzerecce. D’altronde anche Bob Marley, grande ispiratore di Franti, denunciava con la sua voce gentile e il sorriso sulle labbra.

Stop, rewind. Torniamo agli esordi. Con il primo gruppo, i Beatnigs, Michael esplora il punk rock, affascinato dalle sonorità dei Clash e dei Police. Dopo un discreto successo in California, la band si scioglie per far posto ai Disposable Heroes of Hiphoprisy, progetto al quale partecipa anche il chitarrista jazz Charlie Hunter. Inizia a intravedersi l’impegno sociale, con un rap tagliente che parla delle ingiustizie del mondo, senza trascurare una forte accusa alla violenza del gangsta rap, che gli vale pesanti critiche da quell’ambiente e insulti per essere stato adottato da genitori bianchi. Il percorso continua con gli Spearhead (in slang inglese significa il primo di qualcosa, il pioniere), un collettivo alla Sly & the Family Stone, con il quale la musica si ammorbidisce per avvicinarsi al soul e al funky.

Questo meltin’ pot musicale diventa il marchio di fabbrica degli Spearhead, che dal terzo album in poi diventano Michael Franti & Spearhead per colpa di una causa con la Capitol. Separazione non del tutto negativa, perché con la loro nuova etichetta indipendente, la Boo Boo Wax, riescono a sentirsi ancora più liberi. Anzi, liberi al 100%: un altro concetto al quale Michael tiene moltissimo. Liberi di poter esprimere il proprio dissenso, di comunicare a tutti (“anche il peggior nemico ha bisogno di un po’ di buona musica”) o di camminare senza scarpe, come fa ormai da anni.

La continua ricerca dell’armonia spirituale è anche un lungo viaggio musicale, fatto di alti e bassi, ma sempre ricco di contaminazioni e, soprattutto, di contenuti importanti.
Si passa dalle atmosfere jazzate di “Positive”, hit contenuta nel primo album “Home” (1994), alle influenze reggae di “All rebel rockers” (2008), prodotto con i geniali Sly & Robbie; dalla condanna alla guerra di “Bomb the world” (“Puoi bombardare il pianeta e ridurlo in pezzi, ma non sei ancora in grado di bombardarlo di pace”) all’amore fortemente desiderato in “Love me unique”.
Michael attinge a piene mani dalla tradizione della musica nera - i riferimenti a Marvin Gaye, Stevie Wonder e allo stesso Marley sono chiari -, spruzzandola qui e là di venature folk o rock, anche grazie alla collaborazione con artisti apparentemente lontani, come Pink, o sorprendentemente vicini, come il “nostro” Jovanotti.
Per Michael Franti, la musica, oltre ad essere l’essenza della sua vita, diventa il mezzo con il quale portare avanti le sue idee di pace e diffondere il suo messaggio di spiritualità.
“Music is the thread that’s gone through my life and given it so much meaning” (Michael Franti)

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