08/01/10

TINA BROOKS




Una lunga traccia sottile.

La prima volta che ho “incontrato” Tina Brooks è stato, circa, una quindicina di anni fa, quando, durante una delle tante scorribande con amici, in quei mercatini dell’usato di vasta frequentazione tra i collezionisti di dischi, mi ritrovai tra le mani un disco con una copertina mal conservata – sgualcita, spiegazzata e graffiata qua e là – con un’immagine di un sassofonista che non conoscevo. Era una copertina “Blue Note” con i consueti canoni che la casa discografica aveva adottato per la comunicazione all’inizio degli anni ’60, in cui le tonalità scure sfocavano verso la centralità della fotografia del musicista e risaltavano la presenza del sax. Comprai quel disco pagandolo £ 1500 e andai a casa.

Il vinile non era ben conservato e la puntina, all’inizio, saltava e il fruscio del sottofondo, innaturale e costante, mi diceva che non era stato un ottimo affare. L’avvio incerto, sotto non buoni auspici, mi consigliava di continuare a cercare altre informazioni tra le note di copertina e dare poco peso all’impianto del disco.

Alle prime note pulite, però, la mia attenzione fu attratta da una lieve incertezza nelle tonalità alte del sax tenore, cosa che avevo già notato nel prorompente inseguimento di fiati Hard Bop in “Open Sesame” di Freddie Hubbard – altra produzione Blue Note di quelli stessi anni – e andai avanti nell’ascolto. Stavo ascoltando “Back to the Tracks”, e al sax tenore c’era Harold Floyd Brooks, Tina, il sottile. Lo smilzo.

Il suono del sax tenore, pulito, delicato, nelle tonalità basse cariche di profondità e dolcezza, denunciava una straordinaria competenza nella circolarità delle sonorità, venuta fuori da studi e session, che, seppur contraddistinguendone il sound dalle performance straordinarie dei grandi tenori contemporanei, dichiarava uno stile timbrico particolare e profondo, frutto di grandi esercizi tecnici, e mi ricordava, in alcuni frangenti, il sax di Lester Bowie.

Il piano di Kenny Drew, la superba ritmica di casa Blue Note di Paul Chambers al basso e Art Taylor alla batteria, avviano, nel disco un gioco d’inseguimenti all’interno della sezione fiati – Blue Mitchell alla tromba, Jackie McLean al sax alto e Tina al sax Tenore - che non ha l’energia dirompente delle sonorità Hard Bop, quell’inseguimento forsennato di note che avevo ritrovato in Open Sesame, ma presenta dinamismi eccelsi che spaziano dal soul al bues al latin, contaminando i suoni di orientalismi affascinanti. E Tina, nel suo lavoro di compositore è grandissimo e l’aveva già dimostrato: le tracce “Open Sesame”, “But Beautiful”, “Gypsy Blue” di “Open Sesame”, quelle che colpiscono maggiormente l’ascoltatore, sono a firma di Brooks… e la Blue Note, della valenza compositiva di Tina se ne accorse, forse con ritardo e in ciò è nel resto della storia.

La storia di Tina, lo smilzo, una storia semplice, breve, piccola, che ha lasciato grandi tracce, la ritroviamo nel suono malinconico e suadente che Brooks imprime alle frasi delle ballads di “Back to the Tracks”. Un suono dalla cadenza morbida, rilassata, quasi una carezza, una voce sussurrata.

In “Street Singer” il dialogo piano sax ha qualcosa di trasognante e descrittivo proprio di quella malinconia invernale che può investire le strade newyorkesi e colpire l’ascoltatore mandandolo in visibilio e trasportandolo in una passeggiata notturna tra grattacieli, strade bagnate e umidità dei fumi dei riscaldamenti.

In Back to the Tracks, il brano portante, lì impostazione Hard Bop viene pienamente rispettata e la sezione fiati recita su spartiti liberi, mostrando un improvvisazione eccelsa, su un up tempo davisiano.

Brooks improvvisa grandemente, mette il cuore nella sua musica e lo trasferisce nelle note curandone i particolari. La sua non è una pennellata luminosa che esce dal buio – non è un Caravaggio – è una pennellata rassicurante e dolce con timbriche e dinamiche molto soul e qualche nota di latin. Suoni dell’esperienza delle session e della sua storia personale.

In “For Heaven Jake”, una splendida ballad, i suoni sono ricercati, dolci, delicati, con un soul suonato magistralmente in up tempo. Un brano da innamorati, per innamorarsi della musica.

“David the King”, brano scartato dalla produzione Blue Note nell’edizione rimasterizzata, troviamo un’esecuzione latin, con particolari influssi orientali nella dinamica dell’intero pezzo. Il brano è stato poi, inserito, per una forma di giustizia postuma che la Blue Note ha voluto rendere a Brooks, in un cofanetto commemorativo i distribuzione alcuni anni fa.

Dopo “Back to the Track”, Tina, Harold Floyd Brooks, scompare dalle session di registrazione. Ritorna a suonare nei locali (ha una lunga collaborazione con Ray Charles ) e nelle strade, guadagnando piccoli spiccioli per andare avanti sino a farsi ritrovare, avvolto in 4 stracci, col suo sax accanto, sotto un ponte, con una siringa in un braccio e gli occhi rivolti ad inseguire l’ultima nota.
Era il 13 agosto 1974.

Buona musica.

Vincenzo Altini











4 commenti:

  1. non lo conoscevo...
    ragazzi, continuate così.
    piero longo

    RispondiElimina
  2. Che bella storia.
    Triste epilogo, seppur romantico.
    Ciao!
    Dj Argento

    RispondiElimina
  3. Che dire...è stupefacente con la descrizione che tu hai decantato riesci a far esprimere dell'emozioni... BRAVO!
    Tiziana G.

    RispondiElimina

Ratings and Recommendations by outbrain