26/01/10

ERYKAH BADU





“Ooh my, my, my, I’m feeling high… : così inizia “On & on”, singolo d’esordio di Erykah Badu.
Il disco esce nel 1997, ma Erykah potrebbe essere tranquillamente una diva degli anni ’40 o ’50, come Billie Holiday. Il paragone con Lady Day viene facile: uno stile di canto naturale e originale, e un carisma fuori dal comune, le rendono diverse da tutte le altre cantanti. Pochi tecnicismi e nessuno stereotipo, entrambe utilizzano la voce come se fosse uno strumento, in grado di rendere unica ogni singola parte di una canzone.

Il produttore Kedar Massemburg viene subito catturato dall’intensità della voce di questa giovane texana. Ascolta un demo di 19 brani e la mette al fianco di D’Angelo per incidere “Your precious love”. Il passo successivo è “Baduzim”, album che fa conoscere Erykah al mondo e che le procura riconoscimenti e premi ai Grammy Awards e ai Soul Train Awards. Sempre nel ’97 esce il Baduzim live, che, sorprendentemente, vende oltre due milioni di copie.
Sembra un sogno per un’esordiente, ma Erykah è una predestinata che ha messo la sua energia al servizo del talento. La madre è un’attrice e la piccola Erykah sale sul palco del Dallas Theatre Centre a soli quattro anni. Crescendo, inizia a interessarsi anche di canto, di danza e di pittura.
A quattordici anni è il turno di un programma in radio, durante il quale Erykah fa freestyle sui beat di un altro talento promettente, il trombettista jazz Roy Hargrove. In quel periodo, decide di abbandonare il suo vero nome e di utilizzare un nome d’arte: Erica diventa Erykah (il suffisso "kah" in arabo significa "non può fare del male") e il cognome Abi Wright si trasforma in Badu, termine derivante dalla cultura del popolo Ashanti, che in arabo significa "verità e luce".

Dall’esordio in poi, Erykah pubblica altri tre album, mai assillata da scadenze da rispettare, ma solo per rispondere alle sue esigenze creative e comunicative.
Prima di ascoltare la hit “Bag Lady”, contenuta in “Mama’s Gun” (2000), prodotta da Dr Dre e basata su un estratto da “Bumpy’s lament” di Isaac Hayes, trascorrono tre anni, durante i quali si dedica a fare la mamma a tempo pieno di Seven, nato dalla relazione con André 3000 degli Outkast.
Certo, partecipa anche ad altri progetti, “You got me” dei Roots o “Love of my life” con Common, ma non ha l’esigenza di apparire o pubblicare un disco ad ogni costo e, quando ha una crisi artistica, si ferma e decide di girare in tour per gli Stati Uniti in cerca di ispirazione.
“Worldwide Underground” (2003) è il frutto di questo girovagare. Un disco sperimentale, senza interruzioni, che dimostra la sua onestà artistica e la sua voglia di rinnovare ogni volta il suo stile. In copertina, attorno al suo profilo, tante frasi, tra le quali spicca una domanda: “Avete paura dei cambiamenti?”

Con la sua fama, potrebbe diventare testimonial di un profumo o di una marca di abbigliamento, potrebbe assoldare super produttori in grado di farle arrivare dischi di platino come se piovesse, alla stregua di tante dive, e divette, dell’r’n’b. Invece, lei preferisce fermarsi, vivere, respirare l’aria del mondo, partecipare solo ai progetti nei quali crede (il singolo “That heat” tratto da “Timeless” di Sergio Mendes) e rischiare in prima persona, collaborando con artisti meno commerciali, come i Sa-Ra Creative Partners, presenti nel suo ultimo album “New Amerykah” (2008). Ricco di testi politicamente e socialmente impegnati e di suoni nuovi, spesso cupi, il disco riflette le preoccupazioni di Erykah per le vicende del mondo, ma anche la sua fiducia nel rinnovamento degli Stati Uniti rappresentato da Obama. Il video di “Honey”, il primo singolo estratto dall’album, rende omaggio agli artisti del passato, ricordati con le copertine dei loro dischi più celebri, che Erykah si diverte a scoprire in un negozio di dischi.

“New Amerykah” fa parte di un progetto che prevede altri due album, molto probabilmente già pronti. Ma non abbiamo fretta di ascoltarli, confidiamo nell’arrivo del suo vortice d’energia (Vortex è il nome del suo ultimo tour), che nella filosofia baduiana è il filo conduttore che unisce le nostre vite.

Mr.Soundelicious

2 commenti:

  1. ohhhhhhhhhhh yesssssssssss!!!!!!!!!
    grazie per l'articolo. adoro la badu...

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  2. Mi ritrovo a pieno nei pareri espressi!!!
    La Badu è una grandissima!!!

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