13/09/10

SHARON JONES


Sharon Jones

La prima cosa che viene in mente quando si ascoltano le note del soundtrack di Up In The Air è che se quel giorno del 1996 alla registrazione di Soul Tequila per la Pure Records si fosse presentato il corista che era stato invitato a supportare i Soul Providers e Lee Fields il film inizierebbe in maniera diversa ed oggi avremmo una star in meno nel firmamento della black popular music. E' facile lasciarsi trasportare dalla musica mentre le immagini del film scorrono lente. Sono le note di This Land Is Your Land su un'inquadratura che scivola via tra un paesaggio ripreso dall'alto che sfuma tra nuvole e cielo. Il film è poca cosa ed è difficile mantenere viva l'attenzione con Clooney che fa il belloccio, sempre in viaggio e senza casa, e, alla fine, ciò che resta scolpita nella memoria è la splendida voce, calda e sensuale, di Sharon Jones ascoltata sulle prime immagini del film.

Sharon Jones, nome d'arte di Sharon Lafaye, all'età di 54 anni – è nata ad Atlanta ( città di J.B.) nel 1956 – è, ora, una stella di prima grandezza e la sua vita può essere portata come esempio del sogno americano. Infatti, dopo anni di esperienze in pub, locali, session di registrazione, anni in cui si sentiva dire che: “... il mio fisico non rientrava nei canoni della musica popolare nera. Mi veniva detto che ero troppo bassa e grassa, che non avevo il look adatto e mi consigliavano di schiarirmi la pelle...” ci voleva la straordinaria intuizione di Philiph Lehman e Gabriel Roth, band leaders dei Soul Providers, che, colpiti dalla presenza scenica della voce di Sharon, inclusero in Soul Tequila le tracce “Swithchblade” e “The Owner” a nome della sola Sharon. Da questo momento in poi la signora Sharon Lafaye, guardia giurata per la Wells Fargo Bank e guardia carceraria dell'istituto di correzione di Rikers Island, lasciò il posto a Sharon Jones.

La scelta del nome d'arte fu dettata dai ragionamenti che Gabriel Roth aka Bosco Mann e Sharon fecero. Era necessario partire con una campagna a vasto respiro tesa a mettere in risalto la storia stessa della Jones. In una realtà sociale in cui l'immagine è tutto avere una gran voce non è sufficiente, bisogna procurarsi qualcos'altro. Sharon e i suoi anni e la sua realtà e la sua storia erano lì su un piatto d'argento, serviti e pronti. L'idea fu quella di consegnare alla musica nera americana un'artista di vecchio stampo, lontana dall'immagine tutto culo e tette e facce ammiccanti delle starlette dello show biz contemporaneo, un'artista che per anni era stata “un americano qualunque” e che venendo fuori dal passato giungeva alla notorietà. Una "Jones" appunto. Ciò, però, non bastava: serviva una casa discografica pronta ad investire sul progetto e una band in grado di produrre il giusto sound.
Dopo aver iniziato un progetto discografico con Lehman ( la Desco Record, con un catalogo che comprendeva Daktaris, Lee Fields, Naomi Davis, Sugarman 3...), Roth iniziò una sua nuova avventura musicale e con Neal Sugarman, sassofonista e leader dei Sugarman 3, fondò la Daptone Records in cui confluirono gli ex Soul Providers Binky Griptite – chitarra, Earl Maxton – organo, Anda Szilagly – tromba, Fernando Velez – percussioni oltre a Leon Michels- sax e Homer Steinwess – batteria per dar vita ai Dap – Kings. La band sarebbe stata, secondo le idee di Bosco Mann, la base, con un sound black con chiari riferimenti all'epoca d'oro ( gli anni '60/'70), di tutte le produzioni musicali della Daptone.

Il primo disco, nel 2002, fu Dap Dippin' With Sharon Jones And The Dap-Kings la cui traccia più conosciuta è Casella Walk. La copertina è nera con in alto Sharon Jones in giallo e Dap – Kings, scritto in dimensioni lievemente più piccole, in azzurro. Sulla destra una foto di Sharon con vestito tubino rosso mentre canta.
Il disco fu un successo e consegnò la voce di Sharon alle prime compilations ed ai primi interventi in televisione e partecipazione a festival.

Seguirono Naturally, nel 2005, con This Land Is Your Land e 100 Days, 100 Nights, nel 2007, entrambi esempi di soul funk in perfetto stile epoca d'oro della black music.
Il lavoro d'immagine della Daptone continua puntando sulla semplicità e sulla capacità comunicativa della voce della Jones. Naturally è presentato con una copertina nera, in cui spicca il nome di Sharon Jones in rosso, in alto a destra, e quello dei Dap – Kings, sempre in una grafica più piccola, in giallo. Il titolo del disco è in caratteri neri contornati di bianco e Sharon, stavolta a sinistra dell'immagine, è seduta di profilo su una poltrona dello stesso rosso usato per scrivere il suo nome mentre guarda una lampada giallo Dap-Kings. Alle spalle una finestra aperta che proietta luce ed illumina la copertina. Un po' a significare l'inizio di qualcosa di luminoso. Del resto la conoscibilità della Jones non aveva ancora raggiunto i livelli desiderati e puntare su suo volto non sarebbe stata un'ottima scelta comunicativa. La copertina segnala note e musica, invita all'ascolto, e il disco, francamente, non delude, anzi, sorprende favorevolmente.

100 Days, 100 nights è, a livello d'immagine, una variazione di tendenza: copertina arancio sfocata verso il centro in cui Sharon Jones, con tubino e sandali con tacco dorati, le mani sulle cosce, guarda all'esterno e stuzzica curiosità. Il nome è in grigio, il titolo in due colori e i brani sono indicati sulla destra del frontpage. È un cambiamento nell’immagine e nella comunicazione della Dap con Sharon: il volto e la figura sono conosciuti e la musica, beh, è speciale, piena e carica di emozioni. La copertina richiama al periodo d’oro della black music e il richiamo è confermato dal video in bianco e nero di 100 Days, 100 Night incentrato su Sharon Jones e i Dap – Kings con immagini che derivano dalle rivisitazioni televisive di fine anni 50.

L'attenzione su Sharon non è, però, lasciata alle sole copertine e ai dischi. Mentre i Dap – Kings suonano per Amy Winehouse e Al Green, la Jones partecipa al Dave Letterman Show, a film di Denzel Washington, a dischi di David Byrne, Fatboy Slim, Lou Reed, Bob Dylan, Rufus Wainwright e Robbie Williams e le compilation soul funk fanno incetta dei suoi brani. Sono gli effetti del successo.

In Here Lies Love, ad esempio, disco teatrale di Byrne, la Jones è una delle voci con cui l’ex Talking Heads fa parlare e cantare Imelda Marcos durante uno dei sui viaggi nella New York dello Studio 54, quei locali che gli Heads prendevano in giro con le loro canzoni. In questi viaggi, Imelda, ride, sorride e piange e Sharon l'interpreta alla perfezione. E' l'effetto di una voce che va dritta al cuore come la gioia o la tristezza sul volto di un bambino e i fan, se ne rendono conto. Basta andare ad un suo concerto per capirlo. Musica che trascina le emozioni e porta a ballare, a sorridere, a piangere di gioia.

Nella musica della Jones il supporto dei Dap – Kings è fondamentale. Ogni loro costruzione è uno spettacolo per l'ascoltatore: misurati e sfavillanti, fantasioni e disciplinati e mai – dico mai – si scopre uno strumento che copre gli altri. Ogni pezzo è una costruzione minuziosa con le note perfettamente inserite a far risaltare la voce di Sharon.
In I Learned The Hard Way, ultimo lavoro uscito nel 2010, il processo di costruzione del personaggio è compiuto. L'ascolto riporta ai tempi di Ike e Tina Turner e sembrerebbe, se non si avessero punti di riferimento temporali, che il disco sia effettivamente stato registrato all'inizio degli anni 70, quasi una produzione Motown (She Ain't No Child No More, Better Things To Do e Give It Back sembrano pezzi tipici della Mot). Il disco è un involucro sontuoso e magico, in cui la voce di Sharon fa da sibilla e introduce l'ascoltatore nel tempio acustico costruito dai Dap - Kings. Un lavoro semplicemente bello, senza grandi sorprese, ne in negativo ne in positivo. Un disco da cui traspare tutta la sfrontatezza e la sicurezza di una vita difficile.

La mancanza totale di sorprese, letta come totale assenza di novità nel sound e nell'impostazione dei brani, non è risultata ben vista dalla critica. Alcuni hanno letto una ripetitività con i lavori precedenti più che continuità con gli stessi. In effetti il disco sembrerebbe, ad essere poco attenti, una seconda o terza parte di un album doppio/triplo con "Naturally" e "100". In realtà, al secondo ascolto, ci si rende conto che I Learned The Hard Way ha toni più soul e meno funk rispetto ai precedenti ed è un album di maturazione, di continuatività di un processo evolutivo e costruttivo di una grande star. La stessa stella che ti guarda sfidandoti dalla copertina del disco. Sharon è vestita di bianco, scarpe con tacco e a testa alta guarda e sfida chi la sta guardando, alle sue spalle ci sono i Dap - per la prima volta in frontpage e in fotografia -, abito scuro e dolcevita rosso. È l'interno di un cortile newyorkese. Guardano fuori. Sorreggono la Jones e le proteggono le spalle. Il mondo è fuori e la loro è una sfida.

Buona musica.

Vincenzo Altini

3 commenti:

  1. SHARON JONES & The DAPKINGS in Italia! Sab 23 Ott BLOOM di Mezzago. All the info on http://www.recordkicks.com

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  2. :D io AAAAMO Sharon Jones ♥ ♥ ♥ ♫ ♪ ♫ ♪

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