16/09/10

JIMI HENDRIX

18 settembre 1970: il mito.

…si entra nella leggenda attraverso le fiamme di una chitarra bruciata sul palco, un cappello nero a falde larghe con piume e vestiti sgargianti. Poi la vita breve, pochi dischi – essenziali!!! -, alcune esibizioni che attraversano l’immaginario collettivo come “the star spangled banner” suonata, alla fender stratocaster bianca in una versione visionaria e dissacrante, al festival di Woodstock del 1969, fanno il resto.

Jimi Hendrix è leggenda. Mancino, usava chitarre modello standard da suonare con la mano destra e acquistate in normali negozi di strumenti a cui, successivamente, modificava l’ordine delle corde. Tale soluzione, con le corde invertite che ricoprivano rispetto ai magneti dei pickups posizioni invertite, conferiva un timbro più chiaro dalla corde basse ed un sonoro più corposo per le corde alte. Inoltre, con l’inversione dell’impugnatura, leva del vibrato e potenziometri di tono e volume risultavano più facilmente accessibili. Le chitarre strapazzate da Hendrix, suonate con denti o dietro le spalle, con l’asta del microfono o contro l’amplificatore, mimando rapporti sessuali o infiammandole o lanciandole in aria, erano bianche o nere o sunburst – con sfumature che virano dal nero al tabacco -, e solo la stratocaster data alle fiamme al Monterey Pop Festival era originariamente rossa dipinta con colori psichedelici da Hendrix. Al gesto di dare alle fiamme la chitarra fu attribuito il simbolismo della sacralità delle fiamme che bruciano il passato e rinnovano: la chitarra, da Hendrix in poi, sarebbe stato un altro strumento.

Dopo aver suonato con i King Kasuals nei circuiti blues del sud degli States - con i quali perfezionò la sua tecnica blues- iniziò il suo percorso di consacrazione con la Isley Brother Band con cui incise Testify, brano che sarebbe diventato un successo radiofonico. Collaborò, successivamente, con Little Richards ( un rapporto estremamente conflittuale, fatto di continue riappacificazioni, per la scarsa tolleranza che Richards aveva verso le teatralità di Hendrix), con Ike e Tina Turner ( Ike lo rispedì a casa dopo un’esibizione ad Atlanta in cui il chitarrista “rubò” la scena…) e Curtis Knight and the Squires. In questo periodo Jimi Hendrix ottenne il suo primo contratto discografico che gli causò notevoli problemi visto il suo successivo “libero” impegnarsi con Joey Dee and the Starliters, Bobby Taylor & the Vancouvers, Tommy Taylor & Tommy Chong: tutti gruppi sotto contratto con altre case discografiche.

Nel 1966 fondò i Jimmy James and the Blue Flames con cui “conquistò” una New York assonnata e lontana dalla febbre di risveglio culturale e sociale che animava la costa est degli Stati Uniti. Qui, Frank Zappa lo introdusse all’uso del wha wha e Linda Keith gli fece conoscere il produttore dei Rolling Stone e Chas Chandler degli Animals, incontro che si rivelò decisivo. Se con Oldham non ci fu feeling, con Chandler si creò quella tensione magica in grado di produrre grandi cose, quel legame tra l’artista ed il suo produttore, che sa guidarlo e consigliarlo, che produce una sola cosa: successo.

Hendrix aveva in mente un nuovo suono. Un sound forte, aggressivo, acido, che prendendo le sonorità trasportate dall’Africa, di cui il blues è pieno, le avrebbe innestate con i suoni acidi dell’India: Hey Joe, divenne così, da un blues morbido e delicato – quello interpretato e proposto da Billy Roberts - un brano malinconico e aggressivo e visionario al tempo stesso.

Il singolo raggiunse le vette della classifica inglese (Hendrix si trasferì a Londra) e fu inserito in Are You Experienced? con altre hit come Stone Free (dal lato B del 45 giri), Purple Haze e The Wind Cries Mary tutti brani efficacemente presenti nelle esibizioni live dei Jimy Hendrix Experience.

Una curiosità: Are You Experienced? era al secondo posto della hit inglese ed al primo posto c’era Sgt. Peppers Lonely Art Club Band, concept album dei Beatles, la cui copertina, realizzata da Jann Haworth e Peter Blake, altro non fa che riprodurre gli abiti che utilizzava Hendrix nelle sue esibizioni live in Inghilterra. Hawort fu colpito dalle giacche da ussaro usate dal chitarrista e cercò e trovo il negozio londinese da cui erano state comprate: vestì i Beatles pensando ad Hendrix.

La chitarra di Hendrix tornò negli Stati Uniti in occasione del Monterey Pop Festival ( fu Paul McCarteney a convincerlo) in cui la Jimi Hendrix Experience lasciò un segno infuocato nella memoria storica di tutti i concerti e l’eco dell’esibizione girò a lungo.

Il disco che seguì, Axis: Bold As Love, sebbene intriso di una fortissima vena acida e sperimentale, contiene un forte richiamo alla realtà musicale americana: troviamo brani proiettati verso funk, blues e R.& B. Little Wing, If 6 Was 9, You Got Me Floatin', sono parte del patrimonio musicale di chiunque e le loro sonorità furono riproposte nei dischi di Betty Davis, alcuni anni più tardi.

Il terzo ed ultimo disco di Hendrix fu figlio di una gestazione complessa e travagliata. Hendrix era stressato, stremato dalla stessa aggressività che metteva nelle sue esibizioni live. Faceva uso di alcool e di tranquillanti e aveva un rapporto malato con il sonno: dormiva poco e male e non riposava. In più la sua presenza era richiesta in concerti, in televisione, in ogni tipo di eventi, ed era contornato da fan che gli lasciavano poco spazio. Il suo rapporto con la sua compagna era solido ma si reggeva sulla comprensione, da parte della stessa, della “necessità” di Hendrix di non togliere spazio alle fan.

Electric Ladyland nacque con l’abbandono di Chandler, esasperato dai continui litigi con Hendrix che voleva brani sempre più lunghi in cui raggiungere stati di trance con la chitarra mentre la produzione ricercava la vendibilità del brano su 45 giri e, quindi, brani brevi ed incisivi, e dall’instabilità psichica del chitarrista. Inoltre Hendrix prese l’abitudine, anche per la sua instabilità, di suonare jam session lunghissime in luoghi più disparati coinvolgendo i musicisti in ripetute registrazioni di alternate take dei brani, confliggendo con gli interessi della produzione. Memorabili in Electric Ladyland sono Voodoo Chile, Little Miss Strange che preannunciano ciò che gran parte della musica ci proporrà sino ai giorni d’oggi e Gypsy Eye, registrato 45 volte durante le session.

La chitarra di Hendrix, oggetto di culto per i fans, è stata musa ispiratrice per un altro grande della musica del secolo scorso. Complice una donna, accanita fan di Jimi, Miles Davis, dopo aver suonato con il chitarrista in alcune session – circola voce dell’esistenza di un take di registrazione delle sessions -, anche spinto dalla Columbia che gli chiedeva di attirare i fans di Hendrix in modo da rimpinguare le vendite, iniziò lo studio che portò alla creazione di Bitches Brew. Musa ispiratrice dell’incontro fu Betty Mabry, poi Betty Davis, innamorata di Hendrix e moglie di Miles. Ed è a lei che la voce sull’esistenza del take di registrazione Miles/Jimi arriva.

Non molti dischi, anzi, una produzione ristretta, incentrata, più che altro sulle esibizioni live, un look trasgressivo, che mischiava tendenze e colori, un carisma impressionante: sono questi gli elementi che hanno portato Hendrix alla leggenda.

Poi la morte giunta la notte del 18 settembre 1970. Soffocamento da vomito, recita il referto medico. Hendrix aveva miscelato, ancora una volta, Vespartax, 9 pasticche quando ne sarebbe bastata mezza, vino rosso e anfetamine. Monika Dannemann, compagna occasionale, si accorse tardi di quello che stava succedendo: Jimi vomitava nel sonno e non respirava, e Monika chiamò i soccorsi che arrivarono quando non c’era più nulla da fare.

La leggenda si lega a grandi piccole cose, a curiosità, a segni del destino che vengono visti ovunque. In quegli stessi anni, a distanza di poco, morirono: Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison. Icone della musica di quegli anni. Figli di uno stesso destino: 3 vite, 3 artisti, 3 grandi stelle, 3 ventisettenni, 3 nomi che iniziano con la “j”, 3 morti di notte.

La fine di un’epoca, l’inizio del mito.


Buona musica.

Vincenzo Altini

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