07/05/10

LAURYN HILL


La carriera da solista di Lauryn Hill è rappresentata sulla carta da un solo album (The Miseducation of Lauryn Hill, 1998), con il quale ha venduto oltre diciotto milioni di copie in tutto il mondo e che le è valso cinque Grammy Awards in una serata, record eguagliato solo da altre quattro artiste: Alicia Keys, Norah Jones, Beyoncé e Amy Winehouse. In realtà, nasce qualche anno prima con i Fugees, sodalizio del quale facevano parte anche Wyclef Jean e Pras Michel, autori di The Score, disco che resterà nella storia della black music per aver fuso con abilità soul, hip hop e reggae. Questa mistura vincente è la ricetta principale di The miseducation of, ritratto della cantante statunitense - “E’ il mio album! Chi altro può raccontare la mia storia meglio di me?” -, inserito dalla rivista Rolling Stones nella classifica dei 500 migliori album di sempre.

Il disco, autoprodotto dalla cantante stessa, è un viaggio sincero e profondo alla scoperta del Lauryn-pensiero, dalla vita sentimentale alla denuncia politico-sociale, formatosi con le lezioni di vita della strada più che con quelle impartite dalla scuola o imposte da un certo tipo di società. Lanciato dal divertente singolo Doo Woop (That thing), che fa l’occhiolino alle sonorità Motown degli anni ’60, The miseducation of contiene una serie di perle difficili da trovare tutte insieme. Come Ex-factor, una struggente ballad sulle difficoltà del rapporto di coppia e del lasciarsi quando le cose non funzionano più, e Every ghetto, every city, uno sguardo indietro alla propria vita, simile a quella di tante ragazzine afroamericane cresciute con i cartoni animati del sabato mattina o con le feste di quartiere animate da Slick Rick e Biz Markie.

Seguendo la linea dei Fugees, che devono il loro principale successo alla cover di “Killing me softly” di Roberta Flack, la Hill fa sue due canzoni del passato per proporle in originali versioni laurynizzate: Superstar prende spunto da Light my fire dei Doors, mentre Can’t take my eyes off of you di Frankie Valli (ghost track) ritrova dignità dopo essere stata violentata nei matrimoni e nelle sagre di paese.

Non mancano le partecipazioni speciali. Come quella di Mary J Blige in I used to love him o del “fratellone” D’Angelo in Nothing even matters, ma non sono duetti costruiti ad hoc per far vendere il disco. Si sente che è un’alleanza spontanea, tra due donne per parlare ancora una volta delle sofferenze dell’amore, nel primo caso, o di una coppia così in sintonia da lasciare fuori dal proprio rapporto tutto quello che succede nel mondo, nel secondo.
Tra gli ospiti del disco, c’è anche Carlos Santana: è sua, ed è inconfondibile, la chitarra di To Zion, omaggio al primogenito di Lauryn, avuto dal compagno Rohan Marley, figlio della leggenda vivente del reggae. Il forte legame tra Lauryn Hill e la famiglia Marley è confermato dal brano Forgive them father, libera interpretazione di Concrete jungle di Bob Marley, e dalla copertina di The miseducation of, nella quale molti intravedono un omaggio all’album Burnin’.
Del resto, Chuck D dei Public Enemy l’ha definita “la Bob Marley del ventunesimo secolo”.

L’inizio della sua vita da Marley coincide con la fine della sua carriera. Lauryn decide di dedicarsi alla sua famiglia, che pian piano diventa numerosa, e di comparire di tanto in tanto come produttrice (di Aretha Franklyn in A rose is still a rose), come ospite di canzoni altrui (in So high di John Legend e Say di Method Man) o in rare e poco brillanti performance live (a Torino per il lancio della nuova Fiat 500 nel 2007), che hanno alimentato le voci su presunti problemi personali.

Non sappiamo se e quando Lauryn Hill tornerà a ripetersi con un lavoro all’altezza di The Miseducation of, probabilmente a lei basta aver sconfitto almeno per una volta un’industria discografica maschilista, in difficoltà nel gestire una donna con cervello e talento, diversa dallo stereotipo della diva da palcoscenico.
Noi, invece, possiamo solo riascoltare a ripetizione l’indimenticabile The Miseducation of Lauryn Hill (ma anche il disco dal vivo del 2002, MTV Unplugged) o rivederla nel film Sister Act II, dove interpreta Rita Watson una studentessa che ama il canto, tanto da farlo diventare la sua professione. Praticamente, la sua storia.

Mr. Soundelicious






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