30/01/11

TERRY CALLIER


Alcune volte non è così semplice trovare un incipit nelle storie dei musicisti che raccontiamo... non è semplice individuare quello che può essere il punto da cui far partire la descrizione della loro formazione e spiegare, in un certo qual modo, il perché di alcune scelte. Talvolta questa difficoltà può essere dovuta ad una storia di vita piena di vicende ed aneddoti o ad un'oggettiva complessità d'individuare una linea nella produzione musicale. Queste situazioni sono facilmente superabili prendendo come riferimento tre o quattro punti (chiaro, si parla di dischi... ndr) e lasciando defluire nell'articolo le informazioni che formano, poi, le storie. In alcuni casi, invece, la difficoltà è dovuta ad una forma di partecipazione emotiva che la storia, la musica, la vita dell'artista comunica a chi la racconta. In questo caso non esiste un metodo o un percorso da seguire per superare l'empasse.
Nel caso della storia musicale di Terry Callier - e qui lo confesso - la mia emotività raggiunge livelli altissimi: la sua musica è stata una fedelissima compagna in un certo periodo della mia vita e se non mi estraniassi totalmente dai ricordi, brani come Occasional Rain e Satin Doll continuerebbero ad essere parte di me senza che alcuno di voi avesse voglia di legarvi altre storie e, in questo caso, avrei fallito...
La musica di Terry ha un black sound particolare intriso di jazz, soul, funky e folk, non definibile. La predominanza della voce, suadente e morbida, ha punti soul e jazz e s'inserisce nell'accompagnamento folk derivante dall'uso della chitarra acustica. La ritmica ha richiami funk. Il jazz è nell'uso dei tempi, dei fiati e il prodotto è un sound unico in cui si ritrovano Billie Holliday, Ella Fitzgerald, Charlie Parker, Gil Scott Heron, George Benson.
Ma andiamo per ordine.

Ad 11 anni, nella natia Chicago, Terry entrò a far parte di un gruppo doo – woop, che si esibiva nei bagni del plesso scolastico dove le pareti di marmo miglioravano l'acustica consentendo una più pulita trasmissione del suono. Poi, ogni giorno, tornato a casa, trascorreva il suo tempo a giocare e suonare con il suo miglior amico: Curtis Mayfield, destinato a diventare uno dei più importanti artisti soul.
La capacità musicale di Callier non potè sfuggire a Charles Stepney che portò il diciassettenne Terry ad un'audizione presso la Chess Record. Il risultato fu che Terry Callier entrò in sala di registrazione il lunedì mattina ed incise “Look At Me Now” e il sabato successivo il disco era nell'hit list dell'Illinois. Il successo fu tale che Leonard Chess, il boss della Chess Record, gli propose un tour con Etta James e Muddy Waters a cui, però, Terry non partecipò a causa della ferma volontà della madre che lo costrinse, momentaneamente, a riporre in un cassetto i sogni e a proseguire gli studi universitari. In questi anni di studio universitario Terry ebbe modo di affinare la sua tecnica chitarristica e gettare, poi, le basi per il perfezionamento del suo sound.

Nel 1964, all'età di 19 anni, Callier firmò un contratto per la Prestige Records ed entrò in studio per registrare “The New Folk Sound Of Terry Callier”, un debut album con una storia un po' particolare. Terminate le registrazioni, Samuel Charters, il produttore della Prestige, partì per un viaggio alla scoperta di se stesso portando con se i nastri di “The New Folk Sound” nel deserto del New Messico dove trascorse due anni nei “viaggi” propostigli dai funghetti allucinogeni e dalle note della musica di Terry. Solo al rientro nella realtà reale di Charters, l'album fu dato alle stampe e pubblicato all'insaputa di Terry Callier. Il disco fu trovato casualmente, tempo dopo, dal fratello di Terry in un negozio di dischi e libri usati.

La storia di “The New Folk Sound” iniziò a circolare negli ambienti e, nel 1971, all'età di 26 anni, Terry fu chiamato a tenere una serie di serate tra Chicago e New York, con gente del calibro di Gil Scott Heron e George Benson, e scrisse per “The Love We Had Stays In My Mind”, per la Cadet, che i Dells portarono ad un discreto successo. Grazie a questa collaborazione la Cadet gli sottopose un contratto per tre album da pubblicare nel periodo '72/'74. Nacquero, nell'ordine, Occasional Rain, What Color Is Love e I Just Can't Help Myself, tre meravigliosi album che sorprendono per il connubbio tra la voce decisamente ipnotica e calda di Terry e gli arrangiamenti orchestrali.

I tre album, però, non ebbero un grande successo immediato, anzi, il pubblico li capì poco ed a parte Ordinary Joe, singolo tratto da Occasional Rain, entrata in classifica e diventata un masterpiece negli States, non lasciarono il segno nelle vendite ma fecero parlare la critica musicale del folk – jazz sound di Terry Callier consegnando la sua musica ad un pubblico sempre più di nicchia.

Nel 1976, Callier, su invito di Gil Scott Heron, incontrò Don Mizel che gli fece sottoscrivere un contratto con la Elektra per gli album Fire On Ice (1977) e Turn You To Love (1978).
Fire On Ice è un disco con brani originali mentre Turn You To Love, per scelta commerciale della Elektra, contiene due brani presi da Occasional Rain - la title track e Ordinary Joe - in modo da consentire una più semplice collocazione del disco sul mercato. Il successo, però, arrivò con il 45 giri Sign Of Time ( nulla ha a che vedere con l'omonimo brano di Prince, ndr) che portò Callier ad essere l'artista più programmato da Frankie Crocker per la WBLS, nonché uno degli artisti più acclamati al Montreux Jazz Festival del 1979.

La carriera di Callier è caratterizzata da entrate ed uscite improvvise dalla scena musicale. Molto strana e contemporaneamente affascinante è la considerazione che i suoi volontari allontanamenti dalle scene musicali siano avvenuti nei momenti di maggiore notorietà. Negli anni '60 un primo distacco dalle scene lo si ritrova subito dopo il successo di Look At Me Now e, successivamente, dopo la vicenda di The New Folk Sound. Gli anni '70 sembrano essere finalizzati al raggiungimento del successo che, dopo 5 dischi importanti e belli, inizia ad arrivare grazie ad un singolo nel 1979 ma qui, ancora una volta le vicende della vita privata portarono Terry ad una scelta profonda: la figlia dodicenne, Sundiata, avuta da un precedente matrimonio, andò a trovarlo a Chicago per una vacanza estiva e scelse di vivere con il padre. Ovvio che, come ogni buon padre di famiglia, Callier, rendendosi conto della profonda difficoltà di gestire la propria carriera musicale e l'affidamento della figlia, fece una scelta: per assicurarsi un reddito fisso e stabile ed una vita tranquilla e gestibile, si ritirò dalle scene ed iniziò una carriera di docente informatico presso l'Università di Chicago.

Negli anni '90, però, in piena epoca di recupero delle sonorità soul jazz funk groove del periodo acid jazz, Callier fu chiamato a suonare nei club inglesi da un certo Eddie Piller che nel frattempo, per l'etichetta Acid Jazz, aveva ripubblicato I Don't Wanna To See Myself (Without You) scritto da Callier per la Erect Records nel 1982, prima del suo ritiro dalle scene.
In una forma d'inseguimento del successo in cui s'invertono le parti, il prof. Callier fu assalito dalla notorietà oltre i confini nazionali ed oltre la nicchia di pubblico che lo aveva consacrato a proprio beniamino negli anni '70.
Nel 1995 la Prestige ripubblicherà The New Folk Sound che ottenendo un discreto successo commerciale porterà alla nascita di una nuova fase artistica e di vita di Terry Callier. La nuova ondata di successo lo porterà, infatti, a scrivere un nuovo album, Time Peace (1998), con il quale si aggiudicherà il premio delle Nazioni Unite “Time For Peace Arward” per il contributo artistico alla pace nel mondo.
Conseguenza dell'aggiudicazione del prestigioso premio fu l'allontanamento forzato dalla docenza universitaria. La sua vita artistica non era conosciuta dal collegio di docenti con i quali Callier lavorava e ciò fu visto come una violazione del contratto. Terry fu licenziato e scelse, forzatamente, stavolta di dedicarsi alla vita artistica coinvolgendo, in alcuni progetti, anche la figlia Sundiata (è l'autrice di When A Lark Is Singing da In Life Time – 1999).

Da quel momento in poi troviamo il nome di Terry Callier in numerose collaborazioni eccellenti in progetti che vanno oltre il folk jazz e la black music. Intervallando i live alle registrazioni (splendide e consigliatissime Lookin' Out del 2004 e Welcome Home del 2008, senza tralasciare Hidden Conversations del 2009, tutti prodotti per la Mr Bongo) l'influenza e la voce e la chitarra di Terry Callier la ritroviamo nei lavoro dei Koop, dei Massive Attack, dei 4 Hero, di Paul Weller e, soprattutto, nella suadente Dolphins di Berth Orton.

Buona musica.

Vincenzo Altini







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