28/07/10

LONNIE LISTON SMITH

Gli anni ’60 e ’70 hanno lasciato un’impronta indelebile nella musica moderna. Hanno ispirato – e tuttora ispirano - intere generazioni di musicisti, e ancora oggi costituiscono la colonna portante della dance music. Sulle ceneri del Be bop e del free jazz, proprio in quegli anni negli USA andava emergendo un vitalissimo circuito di grandi artisti, tra i quali spiccavano figure - oggi storiche- come quella di Lonnie Liston Smith.

Da non confondersi con l’omonimo Lonnie Smith (rinomato virtuoso dell’hard bop), Lonnie Liston ha dato tanto alla musica, della quale ha esplorato dimensioni sconosciute ai più. Tra i primi ha creduto nella fusione di stili ed esperienze creative, e il suo groove si è sempre distinto per colore, calore, e per una spiccata tendenza all’elettronica d’ambiente che sfocia in un cross over afro centrico che ha fatto il giro del mondo, e che tuttora mantiene integra la sua forza d’impatto.

Nonostante le sue esperienze al fianco di alcuni tra i più grandi jazzisti della sua era, Smith non può certo essere definito un jazzman tradizionale: è stato un innovatore coraggioso che, con personaggi come Roy Ayers ed Herbie Hancock, si è imposto come pioniere indiscusso del jazz acido e contaminato. Ed oggi, a ragione, è unanimemente riconosciuto come uno dei primi grandi fenomeni della tastiera elettronica.

Brani storici come “Love Beams”, “Visions of a New World” ed “Expansion” hanno fatto di lui un tramite d’eccezione tra il jazz d’elite e le grandi masse in periodo in cui, in America come in Europa, esplodevano la cultura digitale, i club e le radio private.

Il suo era un sound proiettato al futuro, che per diversi aspetti anticipava i tanti processi di fusione musicale ai quali assistiamo oggi. Miscela esplosiva di un funk corposo e dilatate sonorità estatiche, quel sound trasmette ancora oggi qualcosa di magico, una forza spirituale che rifiuta ogni definizione se non quella di “alta qualità”… una musica che, almeno negli anni migliori di Smith, raramente si è sottomessa alle leggi del mercato. Anzi, in diverse occasioni ha finito per determinarne le tendenze.

Con la sua profondità ed ineguagliabile eleganza, Lonnie Liston Smith si inseriva perfettamente nel creativo contesto della cultura antagonista di allora, palesando una decisa propensione tanto alla coscienza politica quanto alla psichedelia: emergeva infatti proprio negli anni della contestazione, dell’acido lisergico e dell’emancipazione culturale delle comunità afro americane, per le quali il nostro diventò un’icona.

E’ stata una carriera ricca di successi e soddisfazioni la sua: ha suonato al fianco dei più grandi geni del jazz americano, per poi raggiungere una consapevolezza tale – un vero e proprio punto di non ritorno- che lo ha portato a “mettersi in proprio”. Pharoah Sanders, Max Roach e Gato Barbieri sono solo alcuni dei grandi che ha accompagnato nel corso degli anni, ma la sua crescita umana e professionale non può essere separata dalla grande avventura che lo ha visto suonare per anni con Miles Davis, dal quale si è allontanato nel1973 per incidere un album con la sua nuova band, The Cosmic Echoes: un immediato, eclatante successo. Edito dalla Flying Dutchman, “Astral Travelling” è un super classico che manifestava apertamente una profonda filosofia del cross over saldamente ancorata ai più ancestrali concetti del bop.

Per Smith e i suoi Echoes, tuttavia, il jazz non è mai stato un punto di arrivo, bensì un punto di partenza alla conquista di nuovi spazi sonori. Così, negli anni, il suo suono così diverso e innovativo ha abbracciato anche il rock, il pop e il rhythm ‘n’ blues stile Motown.

E oggi si puà affermare che poche band hanno seguito un percorso stilistico così lineare ed omogeneo come quello degli Echoes, la cui identità è sempre rimasta solida e ben definita anche quando si riferivano al mainstream. E, nonostante i vari artisti che si sono avvicendati nel gruppo, quello di Smith & co. è uno dei collettivi più compatti e significativi nella storia della black music.

I dischi incisi per la Flying Dutchman tra il 1974 e il 1977 (“Expansion”, “Visions of a New World”, ”Reflections of a Golden Gream” e “Renaissance”) rappresentano senza dubbio il periodo più prolifico e consistente dei Cosmic Echoes. Nel 1978, poi, il passaggio alla Lovelands determinò una decisa fase calante, nonostante lavori di tutto rispetto come il live del 1977 ed “Exotic Mistery”. Così, ancora oggi si tende a identificare Lonnie Smith e il suo gruppo come un fenomeno eccezionale della metà degli anni 70.

Eccezionale perchè l’identità di quella che le generazioni moderne chiamano “deep” si deve a chi, come Smith e i Cosmic Echoes, ha portato la musica ad uno stato nascente arricchendola di una forte connotazione estatica, incidendo profondamente sulla percezione musicale di milioni di persone.

Sono questi i casi, ormai rari, in cui si può parlare di genio e innovazione.


Fabio Barocco.

4 commenti:

  1. é una vera gioia constatare che ci siano blog italiani (la mia gioia è ancora piu' vitale essendo amici di Bari)che riportano in auge musicisti storici della black music che per quel inevitabile oblio sono destinati a rimanere nel dimenticatoio.Un operazione avvenuta gia' negli anni 80 che ricordo con affetto e di cui fui un accanito seguace,nata a Londra e precisamente a Camden town con storici Dj come Gilles peterson Patrick Forge Ian Piller Norman Jay etcc,recuperare materiale storico della black music e altrettanti musicisti come Roy Ayers,Terry Calier(rinato artisticamente con Robert Del Naja dei Massive attack)Donald Byrd e che sono stati l'embrione,l'spirazione musicale dell'acid jazz,e da lì in poi tutta la cultura dei rare grooves....GO DIGGERS GO!!!
    FAMILY GROOVE BY NIK!

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  2. Nicola, ti ringrazio di cuore per le tue bellissime parole, davvero.
    Sono un grosso stimolo per andare avanti.
    Il nostro obiettivo è proprio quello di portare alla luce non solo artisti che all'epoca hanno avuto successo, ma anche altri ottimi musicisti che per varie vicissitudini sono rimasti un po' nell'anonimato e che grazie a noi collezionisti ritornano a far suonare le loro note.
    Tutto questo senza tralasciare quelle che sono le novità del momento.

    Un abbraccio forte da tutto lo staff!

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  3. state facendo veramente un bel lavoro!
    grazie!
    Andrea

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