Sicuramente se si nomina Paul Humphrey, la grande maggioranza dei semplici appassionati di musica nera non sa chi sia. Gli ascoltatori attenti, quelli che spulciano nelle note di copertina per conoscere i musicisti che hanno partecipato al disco che stanno ascoltando, invece, lo ricorderanno sicuramente.
Si perchè stiamo parlando di uno dei "session drummer" più attivi nella Los Angeles anni 60 e 70 e nel panorama jazz funk d' oltreoceano.
Nato il 12 Ottobre del 1935 a Detroit, ha partecipato alla realizzazione dei dischi di un'infinità di artisti tra i quali Les McCann, Blue Mitchell, Quincy Jones, Joe Cocker, Charles Kynard, Gene Ammons, Frank Zappa con il quale ha curato le ritmiche del disco "Hot Rats" del 1969, Al Kooper, i Four Tops, Jimmy Smith con il quale ha contribuito alla realizzazione di uno dei suoi album più belli: "Root Down" (live), e per dirne un'altra Paul Humphrey è anche il batterista dell'album "Let's Get It On" di Marvin Gaye. Quindi non proprio uno sconosciuto.
Artisti come Paul Humprey restano spesso nella penombra, ma partecipano in modo diretto al successo dei grandi artisti e alla realizzazione di brani che hanno fatto storia.
Nella sua carriera però, Paul Humphrey ha prodotto anche dei dischi da band leader. Il primo è stato stampato nel 1969 sotto il nome di "Paul Humphrey & The Cool Aid Chemists" su etichetta Lizard.
Accompagnato da David T. Walker alla chitarra, Clarence McDonald alle tastiere e Bill Upchurch al basso, il nostro Paul sforna questo discone con delle chicche notevoli. In primis da annotare è la hit Detroit, a mio parere la più potente del disco, ma a scalare le classifiche sono le comunque notevoli Cool Aid che arriva nella Top 20 R'n'B e ci rimane per 11 settimane per poi entrare anche nella Top 40 Pop, e Funky LA che si piazza al numero 45 dei singoli black.
L'album inoltre contiene le favolose cover di Ain't That Peculiar, Music Talk, Sack Full Of Dreams e Them Changes. Un disco da avere sicuramente.
Nel 1973 pubblica per la Blue Thumb Records l'album "Supermellow" questa volta accompagnato da Joe Sample alle tastiere, Winton Felder e Chuck Rainey al basso, Arthur Adams e David Cohen alle chitarre e Nick DeCaro agli accordi. Un disco che scorre in maniera molto piacevole e che va dai controtempi quasi reggaeggianti di Supermellow e Boo A-Cha, alle più veloci e funky Hot Ice Cream, Poppa Charlie e Got It Together.
Tra Ottobre e Novembre del 1973 Humphrey registra quello che sarà il suo terzo album, che verrà pubblicato l'anno successivo sempre per la Blue Thumb Records con il titolo di "America, Wake Up!". Con un titolo così ci si aspetta magari che la title track (in questo caso il brano che apre il disco) abbia magari un testo impegnato, invece ci si ritrova davanti ad un brano di un minuto e mezzo dove su un ottimo groove vengono semplicemente presentati i musicisti del disco. A differenza dei primi 2 dischi abbiamo la presenza del sassofono, ma questo non aiuta nella qualità del disco che sicuramente, pur essendo molto orecchiabile, non raggiunge la qualità dei due precedenti. La traccia che sicuramente preferisco è That's Deep.
Nella seconda metà del 1974 Paul Humphrey pubblica "The Drum Session" insieme ad altri 3 batteristi/percussionisti: Willie Bobo, Shally Manne e Louis Bellson. Un disco naturalmente dove gli assolo di batteria jazzati e latin la fanno da padrone. Ma anche dove brani come Super Mellow cambierebbero i connotati a qualsiasi esperto di musica jazz funk del pianeta. Davvero un disco imperdibile. Dal primo all'ultimo istante.
Nel 1979 Paul chiude i suoi lavori da solista con "Me And My Drums", ma nella sua carriera non ha mai smesso con il suo lavoro di session drummer sino agli anni 90. Da segnalare anche il suo apporto come art director e design nell'album "Spirito Divino" del nostro Zucchero Fornaciari.
Paul Humphrey, inoltre, è stato ultimamente riportato alla notorietà grazie al progetto KeepInTime che racchiude batteristi storici come lo stesso Paul Humphrey, James Gadson e Derf Reklaw che realizzano vere e proprie session con dj's quali Cut Chemist, Numark, Shadow, Babu, J Rocc e Madlib. Un progetto davvero interessante ed originale, tutto da gustare!
Posso ribadire, infine, che tutto ciò che è passato sotto le bacchette di Paul Humphrey è sinonimo di qualità e che, nonostante il suo non sia un nome che balza subito agli occhi, il consiglio è quello di provare a girare le copertine dei dischi degli artisti che ascoltate, magari a contribuire alla buona riuscita dell'album che avete appena apprezzato c'è proprio Paul Humphrey, alla batteria naturalmente.
Dj Danko.
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