C’era una volta una ragazza che
in una delle sue prime uscite da cantante nei sobborghi di Londra, incontrò per
caso Sharon Jones (si proprio lei!).
Dall’alto della sua posizione, dopo aver sentito cantare la ragazza,
sorpresa dalla potenza e dal calore della sua voce; le disse semplicemente: «…you’re blessed!» che in inglese non significa solo
“benedire” ma è un modo per
ringraziare qualcuno dopo aver, in questo caso, goduto di una performance
musicale emozionante.
Lei è Hannah Williams, londinese
di nascita; fin da quando iniziò a camminare ha avuto a che fare con la musica,
complice una famiglia intera di musicisti. L’episodio al quale mi riferivo
pocanzi, risale a quando la Williams pubblicò il suo primo singolo, un 45 giri
uscito sotto la Mondegreen Records, un’etichetta indipendente. Da allora venne
sempre seguita da gente come Sharon Jones, Charles Bradley e Craig Charles che
con il suo show su BBC radio le diede non poca visibilità.
La svolta per Lei arriva quando
incontra Hillman Mondegreen, leader della band dei Tastemakers, che s’innamora
letteralmente delle doti canore di Hannah Williams e la invita a diventare la
voce leader della band. Talentuosi, puliti nelle esecuzioni, mai invadenti, i
Tastemakers sono il supporto ideale per una voce profonda, calda e potente come
quella della Williams.
Così iniziano varie produzioni e
tour promozionali in giro per l’Inghilterra e non solo, partecipando a vari
festival. Nel 2011 mandarono in delirio il pubblico del “Jazz Re:Found Festival” anticipando l’esibizione di Afrka
Bambataa! Sharon Jones e Charles Bradley li hanno già definiti la “next big thing” della scena soul
Europea tanto da volerli come gruppo di spalla per i loro ultimi tour inglesi.
La svolta avviene quando dopo aver
inciso un vinile “home made” vengono
contattati dalla Record Kicks, etichetta indipendente di Milano che gli propone
un contratto per un disco. E così, nel giro di pochi mesi, nasce “A Hill of Feathers” album di debutto
per Hannah Williams & The Tastemakers. Un concentrato di deep soul e deep
funk come non se ne ascoltavano da anni.
Il deep funk, per definizione, è
quel funk “sporco”, quello graffiante e se vogliamo più “pesante”… quello di
Betty Davis e James Brown per intenderci. Mentre per deep soul s’intende il
cosiddetto “Southern soul”, cioè quel soul che proveniva da Memphis, dalla
Georgia e dal Mississippi. Alcuni nomi? Sam & Dave, Aretha Franklin, Al
Green, Rufus Thomas, Otis Redding, Isaac Hayes, Willie Hutch e molti altri.
L’influenza dei nomi che vi ho
appena elencato è chiarissima in questo disco, ed è un piacere scoprire come
Hanna Williams & The Tastemakers hanno saputo attingere dai mostri sacri
della black music per tirare fuori un lavoro come questo!
“A Hill of Feathers” si apre con Work It Out, primo singolo estratto, uscito il 10 settembre, ad
anticipare l’uscita dell’album. Un pezzo che secondo chi vi scrive è una vera
delizia per l’udito. Beat minimale per dare spazio alla profonda e tagliente
voce di Hannah Williams, davvero una perla.
Si prosegue con Tell Me Something (Liberites), altro
pezzo dal sapore soul che la dice lunga sulle doti canore della nostra Hannah,
davvero un portento. Neanche il tempo di riprendersi, ci lanciamo in uno dei
miei pezzi preferiti dell’album che è Do
Whatever Makes You Feel Hot, brano dal sapore retrò che, come dice la stessa
Hannah in questo pezzo, vi farà muovere i fianchi come se stesse ascoltando
James Brown!
A seguire troviamo due pezzi: Don’t Tell Me e The Kitchen Strut che, per un attimo, vi trasporteranno nei 70’s in
un’atmosfera stile “Soul Train” a ballare a ritmo di funk, magari a partecipare
alla celebre “Line dance”!
Break, con Washed Up. Brano lento, malinconico, a tratti struggente… “deep” appunto. Anche in questo pezzo le
contaminazioni della Stax Records e del southern soul sono inequivocabili,
pezzo drammaticamente bello!
(When Are You Gonna) Say You're Mine, altro brano intenso, quasi
blues, con Hannah Williams che si diverte a “giocare” con le sue corde vocali
alternando acuti graffianti a dolci rientri con cambi improvvisi di tonalità,
concludendo però con dolcezza.
Ci avviamo alla conclusione
dell’album con Get It (Part 1) e I'm A Good Woman; due pezzi freschi dal
sapore reaggae misto a funk. Anche qui le doti vocali della nostra Hannah non verranno
risparmiate! Chiusura con Things To Come,
brano strumentale tutto da gustare che da quasi l’idea di essere una sorta di tema
conclusivo, ad un album che non deluderà sicuramente gli appassionati di soul e
funk.
Un disco breve, che scivola via
che è un piacere. Subito si riesce a percepire quel “senso del groove” che
viene dall’anima, formatosi dopo anni di esperienze e ottime basi culturali e
musicali. Uno stile, quello di Hanna
Williams paragonato da qualcuno a quello di Etta James o a quello di Betty
Davis; con i Tastemakers che con loro sound pulito, lineare e cristallino
rendono questo davvero un ottimo disco. Sound moderno, legatissimo però a
quelle che sono le radici della musica soul e funk in tutte le sue
sfaccettature. Assolutamente consigliato per chi ama questo genere di black
music.
Insomma… se Sharon Jones “l’ha benedetta” un motivo ci sarà, no?
Buona Musica!
Yayo
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