«Some kids in
As long as they don’t call me Grandma Jazz»
Oggi vorrei raccontarvi di una delle grandi donne della storia della black music. Considerata da molti critici e dai puristi jazz la migliore di sempre, anche migliore di Aretha Franklin. Di sicuro è stata la numero uno in assoluto per quel che riguarda strettamente il jazz. Mi riferisco a Ella Jane Fitzgerald.
Siamo nel 1917, nasce Ella, in una famiglia a dir poco problematica, suo padre infatti lascia la moglie poco dopo la sua nascita e crescerà con sua madre e il suo fidanzato. Nel 1932, quando Ella ha solo 15 anni, sua madre muore in un incidente stradale, evento questo che segnerà per sempre la vita della giovane artista. La sua situazione familiare poco piacevole la costringe a scappare di casa, finirà poi in un orfanotrofio del Bronx. Il suo debutto su palcoscenico avvenne nel novembre del 1934, all’Apollo Theater di Harlem, New York per una serata di giovani talenti dilettanti. Ella era lì per ballare ma presa dall’emozione e dalla paura di fallire, non riuscì a muovere un muscolo. Decise allora di non abbandonare il palco e di cantare. Si esibì in Judy e The Object Of My Affection due pezzi delle Boswell Sisters e vinse addirittura il primo premio.
Venne notata di lì a poco da Chick Webb che era in cerca di una cantante per il suo gruppo, iniziò così una collaborazione fino al 1939 quando Webb morì. In quegli anni molti furono i successi tra cui Love and Kisses e la sua versione, nel 1938, di A-tisket, A-tasket, una canzone popolare riadattata che conquistò il pubblico.
Dopo la morte di Chick Webb, Ella continuò con la sua “Famous Orchestra” ancora per qualche anno, ma nel 1942 firma un contratto per l’etichetta Decca e grazie al suo abile manager Milt Gabler e al produttore Norman Granz, Ella inizia ad esibirsi regolarmente alla Jazz At The Philarmonic (JATP) e registrerà nel giro di pochi anni una quantità incredibile di album uno più estasiante dell’altro.
Siamo alla fine dell’era dello swing e all’avvento del bebop che costrinse Ella a modificare il suo stile per adattarlo alle nuove sonorità in voga in quel periodo. Sarà per Ella un cambiamento che la portò in alto, ma veramente in alto. Iniziò a collaborare con personalità del calibro di Dizzy Gillespie che con il suo carisma e talento incredibile influenzò non poco lo stile di Ella. In questo periodo Ella inizia a cantare usando anche la tecnica dello “scat” ovvero, l’improvvisazione nel canto fatta di sillabe senza senso a creare una melodia e un ritmo come se la voce fosse uno strumento musicale. Ci si trova così con Ella che rincorre con la sua voce la tromba di Dizzy in un vortice d’energia e musica tanto affascinante quanto unico.
Con
Tra il 1955 e il 1956 nasce la Verve Records, per opera di Norman Granz che crea quest’etichetta attorno al successo di Ella. È anche il momento più importante della carriera artistica di Ella che inizierà il suo progetto “Songbook”. Pubblicherà infatti una serie di 8 album in otto anni, in cui collaborerà con moltissimi musicisti dimostrando a sé stessa e al pubblico di avere un talento fuori dal comune non solo nel jazz. Il suo desiderio era quello di cantare pezzi non strettamente bop, in modo da conquistare un pubblico sempre più vasto.
Le canzoni contenute nel primo album vennero scelte accuratamente da Ella in una raccolta chiamata “Great American Songbook” che contiene canzoni popolari, rarità che non hanno niente a che fare col jazz. Il successo fu spropositato! Vi dico solo che “The Cole Porter Songbook” datato 1956 e primo della serie “Ella Fitzgerald sings…”, nel 2000 è stato introdotto nella Grammy Hall Of Fame, per la sua particolare importanza storica, e nel 2003 è stato scelto tra i 50 album per la National Recording Registry, un registro che raccoglie registrazioni, discorsi, e musiche particolarmente rappresentative per la cultura degli Stati Uniti.
Tra il 1956 e il 1957 Ella registra ben 3 album con un’altra icona del jazz, ovvero Louis Armstrong con il quale nacque una profonda amicizia oltre che un’intesa artistica a dir poco sconvolgente. Nel 1956 esce “Ella & Louis”, un album sublime, di un’ eleganza unica come la maggior parte di tutti gli album di Ella. Contiene pezzi come A Foggy Day di George e Ira Gershwin, oppure They Can’t Take That Away From Me, o la famosissima Tenderly, brano del 1946 scritto da Jack Lawrence, reinterpretato negli anni da gente come Chet Baker, Tony Bennett, George Benson, Nat King Cole, Billie Holiday, Sarah Vaughan, Frank Sinatra e molti altri. Il successo della coppia Armstrong-Fitzgerald è replicato nel 1957 con “Ella & Louis Again”.
Due delle “divinità jazz” insieme per la seconda volta, a regalarci perle di rara bellezza comeAutumn in New York oppure Let’s Call the Whole Thing Off, brano scritto da George e Ira Gershwin per il filmShall We Dance del 1937 nel quale questo brano è introdotto da 2 personalità immense del cinema e dello show business come Fred Astaire e Ginger Rogers che danzano sulle note di questo splendido e frizzante brano. Da segnalare la presenza di Oscar Peterson al piano nella band di quest’album… che ve lo dico a fare!
Niente in confronto a quello che sarebbe stato il successo del terzo album di Ella e Louis, sempre del 57, ovvero “Porgy & Bess” che contiene brani tratti dalle musiche di un musical di George e Ira Gershwin chiamato appunto rivisitato in chiave jazz “Porgy & Bess” basato su una storia di DuBose Heyward. Disco sconvolgente, poetico, raffinato e caldo con la voce di Ella che fa viaggiare la mente in luoghi sconosciuti con la splendida Summertime che è definita dagli esperti una delle registrazioni jazz più sofisticate e piacevoli mai registrate. Ci sono, in commercio oltre 24,000 versioni di questo pezzo a dir poco storico e immortale. “Porgy & Bess” è entrato nel 2001 nellaGrammy Hall Of Fame per il suo valore storico.
Nello stesso anno ancora un grandissimo album con un altro mostro sacro del jazz, Duke Ellington. Esce infatti “The Duke Ellington Songbook“ l’unico della serie dei Songbook a vedere lo stesso compositore delle canzoni nell’album, ovvero Sir. Duke. Album diviso in tre parti, una più incredibile dell’altra con Ella che segue il maestro Duke con una personalità unica usando il suo scat con una sconvolgente facilità. In questo album suonano musicisti del calibro di Oscar Peterson, già collaboratore di Ella nell’album con Louis Armstrong e Dizzy Gillespie che non ha bisogno di presentazioni, una delle personalità più influenti della storia del jazz. Gli arrangiamenti di Duke Ellington sono qualcosa che va al di là di quello che ogni artista umano possa immaginare. Qui stiamo parlando di genii che hanno scritto la storia della musica signori! Uno dei lavori più spettacolari, per qualità, eleganza, originalità che spicca secondo Me nell’intoccabile discografia di Ella Fitzgerald. Sarà la presenza di Sir. Duke ma è l’album che mi ha colpito di più. Fortemente Consigliato.
Il Songbook è solo il primo album della collaborazione di Ella con Duke Ellington. Verranno pubblicati infatti altri 3 dischi di cui 2 live.
Negli anni successivi vengono pubblicati gli altri songbook tra i quali spicca “The George and Ira Gershwin Songbook” che varrà per Ella un Grammy come Best Female Pop Vocal Performance. Tantissime furono le collaborazioni di Ella con artisti di grande spessore; un esempio sono i due album del 1979 col pianista Count Baise, “A Classy Pair” e “A Perfect Match”, uno dei quattro live di Ella registrati al Montreaux Jazz Festival che valsero il premio di Best Jazz Female Vocal Performance nel 1980. Ella aveva già collaborato con Count Basie nel 1963 con l’album “Ella and Basie!” che ebbe decisamente più successo dei due del ‘79.
Con gli anni Ella ha dovuto lottare con gli effetti del diabete che dopo anni di cure indebolirono notevolmente il suo fisico, nel 93 per delle complicazioni dovettero amputarle entrambe le gambe e nel 1996 morì, a Beverly Hills, California. Aveva 79 anni.
La discografia di Ella Fitzgerald è impressionante. Conta ben 81 album escluse le raccolte e contiene dischi di una raffinatezza ineguagliabile. Pietre miliari jazz che davvero hanno fatto storia e ispirato generazioni di cantanti. Il talento di Ella è qualcosa di unico, difficile da descrivere. La sua voce che si estendeva fino a tre ottave l’hanno resa una delle più emozionanti soliste di ogni tempo. Se poi si considera la sua capacità d’improvvisazione, in particolare nelloscat, allora si capisce veramente che abbiamo a che fare con una di quelle personalità che lasciano il segno nel cuore e nella mente di chi ascolta. Devo dirvi però che secondo Me, gli album di Ella sono dischi complessi che possono risultare noiosi se non ne si comprende la grandezza. Perciò se non amate il genere del vocal jazz dimenticatevi di Ella. Però se lo fate, sappiate che state commettendo un sacrilegio!
Una personalità che sarà ricordata per sempre anche per i numerosi premi e riconoscimenti ricevuti come la medaglia d’onore per le arti oppure la “Presidential Medal Of Freedom” che viene attribuita a quelle personalità particolarmente influenti per la cultura, l’interesse nazionale e l’impegno sociale. Nella sua vita collaborò attivamente anche in associazioni benefiche no-profit e fondò la “Ella Fitzgerald Charitable Foundation” che continua tuttora la sua opera secondo gli ideali di Ella.
Innumerevoli sono stati nel corso degli anni i tributi da parte di artisti contemporanei. Cantanti come Dee Dee Bridgewater e Patti Austin hanno pubblicato album come “Dear Ella” (1997) di DDB e “To Ella With Love” (1996) di Patti Austin; nei quali reinterpretano i successi immortali dell’immensa Ella. Nel 2007, per celebrare il quello che sarebbe stato il suo 90° compleanno, viene pubblicato “We All Love Ella: Celebrating the First Lady Of Song”, un album che contiene grandissimi successi di Ella reinterpretati da artisti come Natalie Cole, Chaka Khan, Queen Latifah, Dianne Reeves, Ledisi, Etta James, Steve Wonder e molti altri.
Ella Fitzgerald inoltre è una delle poche artiste, forse l’unica, alla quale è stato dedicato un monumento. Una sua statua situata a Yonkers, sua città di nascita e dal 2007, vennero pubblicati in serie limitatissima dei francobolli dedicati a Ella.
Del resto se viene soprannominata “The First Lady Of Song” ci sarà un motivo no?
Giù il cappello!
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