Storia molto particolare quella dei Bar-Kays, band originaria di Memphis formatasi nella metà degli anni 60, fatta di momenti magici e di avvenimenti tragici che hanno solcato anche la storia della Black Music. Mi permetto di fare questa affermazione perchè dietro la vita dei Bar-Kays c'è un personaggio chiamato Otis Redding, mica noccioline...
Ma andiamo con ordine. Sicuramente uno dei momenti magici fu l'incontro tra Otis ed i "futuri" Bar-Kays.
Leggenda volle che si siano incontrati tra gli sgabelli dei lucidascarpe... Otis, incuriosito da quello che si diceva in giro di loro, volle metterli alla prova, e li portò negli studi della Stax.
Al Jackson, batterista di Booker T & The MGs, ne rimase impressionato. Il loro sound si poteva affiancare a quello dei Mar-Keys (studio band della Stax Records composta dai Memphis Horns, Booker T & The MGs e dai the Packers).
Fu questo il motivo della scelta del nome "Bar-Kays", per dare un'assonanza ed una direzione con la super combo dei Mar-Keys. Direzione che viaggiava verso un mix di funk, rock, soul ed R'n'B in maniera molto amalgamata.
Così, dopo dopo aver firmato un contratto con la Volt (una sotto-etichetta della Stax), i Bar Kays, formati da James Alexander al basso, Ronnie Caldwell all'organo, Ben Cauley alla tromba, Phalon Jones al sax, Carl Cunningham alla batteria e Jimmy King alla chitarra, divennero la seconda band di "casa" della storica etichetta di Memphis, e questo gli permise di affiancare artisti del calibro di Sam & Dave, lo stesso Otis Redding e molti altri artisti della Stax durante i loro concerti.
Il 1967 fu un anno chiave nella storia dei Bar-Kays perchè pubblicarono il loro primo, bellissimo, singolo Soul Finger, che divenne subito una hit e scalò le classifiche R'n'B dell'epoca. Il passo successivo fu proprio la pubblicazione, nello stesso anno, dell'album che prendeva proprio il nome del loro primo singolo di successo.
Mentre il loro disco scalava le classifiche, nello stesso anno, Otis Redding scelse i Bar-Kays come band del suo tour, ma dopo questi momenti magici, la tragedia incombette.
Il 10 dicembre 1967 Otis Redding e i Bar Kays erano su un aereo per una delle tante date del tour. Un aereo che non arrivò mai a destinazione. Un tremendo incidente che segnò la perdita di un artista unico come Otis Redding. Morirono tutti tranne uno, il trombettista Ben Cauley che si salvò miracolosamente. Anche il bassista James Alexander rimase vivo, ma solo grazie al fatto che fortunatamente per lui non riuscì a prendere quel maledetto aereo.
Fu così che nel 1968 i due superstiti e Allen Jones (uno dei produttori della Stax), decisero comunque di mantenere in vita il nome dei Bar-Kays, e reclutarono nuovi elementi: Ronnie Gordon alle tastiere, Harvey Henderson al sax, Michael Toles alla chitarra e i batteristi Roy Cunningham e Willie Hall.
La band continuò il suo lavoro alla Stax, e fu di supporto ai concerti di artisti come Albert King e Rufus Thomas. Ma non solo, infatti sono proprio i Bar-Kays che accompagnarono Isaac Hays nella registrazione di uno dei suoi album più belli: "Hot Buttered Soul" del 1969.
Nello stesso anno i nuovi Bar-Kays pubblicarono il loro secondo album ufficiale intitolato "Gotta Groove", con il quale tentarono di mantenere la stessa anima di "Soul Finger", ma non ne raggiunsero lo stesso successo.
Arrivarono così gli anni 70, e dopo aver reclutato il cantante Larry Dodson, la band decise di seguire l'ondata di sperimentazione alzata da personaggi come Sly & the family Stone e Funkadelic e il risultato fu l'album "Black Rock" del 1971. Un disco che non fu molto pubblicizzato dalla Stax e che non ebbe molto successo, ma che contiene brani come Baby I Love You, oppureYou Don't Know Like I Know dal sapore prettamente funk rock, anche Six O'Clock News Report merita attenzione.
La vita artistica dei Bar-Kays fu caratterizzata anche da molti cambi di formazione, come quello che vide protagonisti, dopo l'album Black Rock, lo storico trombettista Ben Cauley e il chitarrista Michael Toles che si trasferirono nella band ufficiale di Isaac Hayes e furono sostituiti rispettivamente da Charles Allen e Vernon Burch.
Quest'ultimo ebbe vita breve nella band, giusto il tempo dell'uscita di "Do You See What I See?" del 1972, forse l'album più brutto dei Bar-Kays di quel periodo. Fu sostituito da Lloyd Smith, e nel 1974 il gruppo tornò a far parlare di sè. Lo fece pubblicando "Coldblooded", un album decisamente degno di nota non solo musicalmente (davvero bello!), ma anche a livello di tematiche sociali importanti, impegnate socialmente e politicamente.
Il 1975 fu un altro anno di cambiamenti, la Stax Records era ormai in fin di vita e la band firmò per la Mercury. Il debutto con la nuova etichetta fu "Too Hot To Stop" del 1976, uno degli album più famosi e belli dei Bar-Kays. Ispirati dal P-Funk dei Parliament/Funkadelic, che si può notare proprio nella traccia che da il titolo all'album e non solo, sfornarono altri brani decisamente interessanti come la bellissima Shake Your Rump To The Funk e la potente Bang, Bang, anche se l'intero lavoro è degno di essere presente nelle collezioni degli appassionati di black music.
Sulla stessa onda di "Too Hot To Stop" arrivò l'anno dopo, nel 1978, l'album "Flying High On Your Love" che superò il mezzo milione di copie vendute, e si aggiudicò il disco d'oro. Sicuramente il brano da mettere più in evidenza è Let's Have Some Fun, ma anche in questo caso ci si trova dinanzi un disco davvero bello nella sua integrità, anche se pian piano ci si avvicina a quelle influenze "disco" tipiche della fine degli anni 70.
Il 1978 vide l'uscita di 2 dischi targati Bar-Kays: "Light Of Life" e "Money Talks" (pubblicato per la Stax che rientrò in gioco). Quest'ultimo decisamente più famoso grazie alla hit Holy Ghost che tirerebbe anche un morto a ballare al centro della pista. Molto belle anche tracce come Money Talks e la più lenta Monster.
Uno degli album classici della black music.
Nell'anno 1979 il richiamo della disco cominciò a farsi sentire in maniera più sostanziosa. La prova è l'album "Injoy", dove risalta la traccia Move Your Boogie Body che addirittura si piazzò alla numero 3 delle classifiche r'n'b.
Negli anni 80 invece, i Bar-Kays furono altrettanto prolifici a livello di album pubblicati, forse un po' meno riguardo qualità della musica e del groove. "As One" (1980), "Nightcruising" (1981), "Propositions" (1982), "Dangerous" (1984), "Banging The Wall" (1985), "Contagious" (1987) e "Animal"(1989), chiudino la carriera e la fantastica vita artistica dei Bar-Kays.
Curiosa però la loro riunione a metà degli anni 90, con la pubblicazione di "48Hours" (1994).
I Bar-Kays, nonostante la tragedia iniziale, sono stati una delle band più prolifiche del panorama funk mondiale. Non ci scordiamo anche la loro mitica partecipazione al Wattstax, una specie di Woodstock nera, al fianco di gente come Isaac Hayes, Albert King e Rufus Thomas.
i Bar-Kays fanno parte della storia.
Dj Danko.
Nessun commento:
Posta un commento