08/11/10

JAMES BROWN

Ci sono poche persone al mondo che possono vantare una fama così estesa.

Così come ci sono poche persone al mondo che possono vantarsi di aver avuto una tale influenza sulla stragrande maggioranza dei generi musicali.

Lui è una di quelle persone.

Nato poverissimo in una baracca nel sud degli Stati Uniti e, alla fine dei suoi giorni, sepolto in una bara placcata oro, James Joseph Brown (1933-2006) è la perfetta incarnazione di un mito, con le sue stravaganze, i suoi eccessi, i suoi errori ma soprattutto il suo lascito.

Pur essendo cresciuto dalla zia, tra alcool e puttane, James ha da subito capito che doveva prendere a pugni la vita, prima che la vita facesse lo stesso nei suoi confronti atterrandolo senza indugio.

In quel periodo peraltro i ragazzi come lui finivano regolarmente a penzoloni dagli alberi se sgarravano.

Lui no.

Lavorando nei campi di cotone e lustrascarpe, James Brown non ha certo lesinato i piccoli furti, che a 16 anni lo portarono a conoscere, nel riformatorio di Toccoa, il suo futuro compagno di band Bobby Byrd.

Una volta fuori dal riformatorio il vispo James, che possedeva già lo charme che l’avrebbe reso famoso in tutto il mondo, venne accolto in casa di Bobby, che aveva già un suo gruppetto musicale, e non ci mise molto a spodestarlo dal suo ruolo per diventarne lui stesso bandleader.

Dopo una lunga gavetta, arriva il contratto con l’etichetta sussidiaria della King, ovvero la Federal Records, che lo porta assieme al suo gruppo “the Famous Flames”, a incidere il loro primo successo “Please, Please, Please”.

Era il 1956.

Il disco ebbe un successo enorme e schizzò immediatamente nella hit parade di Billboard. Di li in seguito, per tutti gli anni 60 e gran parte degli anni 70, James Brown piazzò singoli in classifica.

Nel 1963 la svolta epocale.

Registrò il suo concerto al teatro Apollo di Harlem, il 24 ottobre 1962 e pubblicò quello che è tutt’ora considerato l’album live più venduto della storia; James Brown Live At The Apollo, giudicato dalla rivista americana Rolling Stone come uno dei 500 album più importanti della storia (piazzandolo significativamente al 24° posto…).

Ma il merito più grosso attribuitogli è senz’altro quello di aver rivoluzionato la concezione stessa di groove, gettando le fondamenta non solo per quello che si sarebbe chiamato “funk”, ma per la concezione stessa di tutta la musica moderna a venire.

James Brown percepiva ogni strumento come se fosse la componente percussiva di un ensamble ritmico, sincronizzando chitarre, bassi e ottoni alla batteria, quindi ottenendo musica pulsante, fortemente sincopata, che si concentrava sul groove anziché sulla melodia, stravolgendo completamente gli standard dell’R’n’b tipico e sorpassando di gran lunga i suoi colleghi troppo fissi sul “contorno”.

In più il suo lato “consciouss” gli suggerì di utilizzare la sua musica per comunicare un messaggio che andava ben oltre le semplici “ballad” smielate.

L’educazione per la sua gente, il sensibilizzare il suo pubblico (prevalentemente di colore) a farsi una cultura, a studiare, perché un uomo acculturato non si fa mettere i piedi in testa da una società che li voleva ignoranti e ubbidienti.

Ma si sa, la vita è fatta di alti e bassi, e per quanto il lato artistico di James Brown non fu messo mai in discussione (tranne da alcuni dei suoi stessi musicisti…), il lato privato era sempre in moto costante.

La perdita, nel 1973, del figlio Teddy (unico dei suoi figli con un talento musicale innato) in seguito ad un tragico incidente stradale, lo spiazza, lo atterra.

Pubblicherà in quello stesso anno l’album “The PayBack”, dopo essersi ributtato a capofitto nella musica per poter sfuggire alla realtà.

Le sue vicissitudini coniugali non erano da meno al suo stile “rugged and raw”, finendo più volte, nel corso degli anni, sui giornali di tutto il mondo. L’uso di droghe di certo non aiutavano il suo carattere impulsivo di natura a mantenere la calma, anche in situazioni decisamente meno importanti della perdita di un figlio, come quella volta che imbracciò il fucile e minacciò i suoi collaboratori perché sosteneva che qualcuno avesse usato la sua toilette privata nel suo ufficio.

Celebre anche l’inseguimento filmato dagli elicotteri della polizia sul finire degli anni ’80, a cui seguì l’arresto.

Insomma, la vita di James Brown era un coacervo di stati d’animo dissimili fra loro, alternando momenti di grande lucidità e carattere, a momenti di pura follia.

Genio e sregolatezza, si sa, ma a farne le spese a un certo punto fu proprio la sua musica, ormai in lento declino a causa dell’avvento di generi musicali sempre più sintetici e lontani dal suo stile.

Qualche cameo cinematografico qua e la, grazie all’amico Dan Aykroyd, dapprima nel film The Blues Brothers e in seguito nel film Doctor Detroit (sempre con lo stesso Aykroyd tra i protagonisti), e l’improvviso ritorno “a bomba” sulle scene, grazie al singolo “Living in America” nel quarto capitolo della saga “Rocky”, rinnovando la sua presenza nelle classifiche di Billboard, fino al quarto posto, con qualche altro milione di copie vendute.

Poi nuovamente il buio.

Altri scandali, tra cui l’accusa di tentato omicidio nei confronti della moglie, l’arresto per possesso di cocaina, detenzione di armi e molti altri reati impietosamente immortalati da una foto segnaletica che lo ritrae stravolto.

Non ha mai smesso di calcare i palchi di tutto il mondo, un vero professionista fino in fondo.

Colto da un tumore alla prostata, nel 2006, si sottopose a tutte le cure necessarie per poter finalmente dichiarare di aver sconfitto anche quel male, come se la vita non l’avesse mai abbastanza messo alla prova.

Il 25 dicembre del 2006, all’1:45 di mattina, in una camera dell’Emory Crawford Long Hospital, a causa di una violenta polmonite, ha perso l’unica sfida che non avrebbe mai potuto vincere.

L’intero mondo musicale ha pianto per il padrino del soul.

In tutti i lati del globo, quel giorno di Natale non c’erano le campane e le preghiere a ricordare la natività.

Nelle case rieccheggiava il suo acuto stridulo al testosterone.

Semplicemente grazie.

Dj Argento

2 commenti:

  1. Grande Grande Grande...

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  2. Ho trovato molto bello questo post sul leggendario Jamesn Brown,grazie.
    (Questo il mio blog:http://blog.libero.it/JamesBrown0/view.php?reset=1&id=JamesBrown0)

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