15/10/10

LOU DONALDSON

Ironia bogaloo: Sweet Lou Poppa

I piedi battono. Gli sguardi girano. Fuori fa freddo ma le pareti si scaldano e i corpi vibrano leggeri. Le mani si cercano e ballare è facile mentre Sweet Lou Poppa suona. La musica spinge i più riottosi ad alzarsi. Si balla. Si balla. Si balla... Il jazz è semplice, fluido, uniforme e caldo e le note del sax spingono verso un viaggio che parte dal sud degli states, attraversa la grande mela, vira verso Capoverde e torna su, caricandosi di suoni, ritmi ed atmosfere. È un suono dolce, la ritmica è ripetitiva e leggera, e i piedi non riescono a stare fermi. C’è groove. C’è soul. C’è funky. C’è tutto quello che si vorrebbe ascoltare e, soprattutto, che fa ballare…

Sassofonista per caso, iniziò come clarinettista autodidatta nella nativa Badin, e giocatore di baseball mancato - furono un infortunio a un dito e la concreta impossibilità, negli anni 30 e 40, per l’ostracismo razziale nei confronti dei giocatori neri con il divieto di entrare a far parte come giocatori di squadre di baseball a consigliargli di dedicarsi alla musica –, Lou Donaldson entra di buon diritto tra i più grandi contraltisti della storia del jazz a far tempo dal 1953 ( 9 giugno) quando con Clifford Brown, Elmo Hope, Percy Heath e Philly Joe Jones, entra in sala di registrazione per la Blue Note per “Carvin The Rock” che risultò essere il primo disco di Hard Bop. È qui che troviamo, per la prima volta, tromba e sassofono “giocare” all’unisono sostenuti da una ritmica costante e oscillante, in contrapposizione con i dettami del boppismo di Charlie Parker in cui gli strumenti erano lance solitarie nella notte. La questione è ancora oggi controversa: per molti il primo disco Hard Bop è “Walking” di Miles Davis, ma la prima traccia registrata in quel 9 giugno 1953 è Hope Bellarosa, un inno hard bop. Nel 1954, con Clifford e Art Blakey registra quello che è considerato il più grande live della storia del jazz – “A Night at Birdland” – in cui il suono blues dell’ensamble è la chiave di svolta dell’intera evoluzione dell’hard bop. Da questo disco verranno fuori i Jazz Messengers di Art Blakey, con i quali, nel periodo con Horace Silver al piano, collabora.

Tra il 1953 e il 1957 Lou Donaldson è in giro per gli States, lontano da New York ( nei periodi newyorkesi partecipa ad alcune session di registrazione, tra le quali quelle con Telonius Monk) ed è un po’ tagliato fuori dalle session jazz dei grandi dell’epoca (Miles Davis, ad esempio). L’ostracismo nei suoi confronti sarà attribuito alle sonorità sporche del suo sax anche se lo stesso Donaldson dichiarerà che il vero problema era la mancata dipendenza dalla droga che lo contraddistingueva diversamente dagli altri musicisti dell’epoca. “…Per Miles – dirà – era molto facile gestire una massa di drogati: li pagava con eroina e teneva per se gli introiti delle serate…”. Registra alcuni album importanti nella storia dell’hard bop come Blues Walk e Lou Takes Off, entrambi per Blue Note, pubblicati qualche anno dopo la loro registrazione.

Nel girare da una parte all’altra del paese – on the road - e passando da un club all’altro (fa lauti guadagni perdendo di visibilità…) ascolta suoni lontani dalle realtà newyorkese e quando rientra, 1957, è un altro salto nella storia della musica. Con Jimmy Smith - organo, Eddie McFarland – chitarra e Donald Baley – batteria, registra, per la Blue Note, “Jimmy Smith Trio with Lou Donaldson”. La formazione, il cui modello nasce per caso (in una seduta in uno dei tanti locali girati negli States, mancò il bassista e John Patton lavorò con i piedi sui pedali bassi dell’hammond) è quella che caratterizzerà l’evoluzione funk - soul del jazz e il suono del disco è pulito ed essenziale, senza orpelli e sbavature ( in ciò si sente l’impostazione da clarinettista). Era il suono che Donaldson aveva ipotizzato ragionando sulla difficoltà di ascolto di un brano bop: “… nessuno riesce a canticchiarne il motivo. Non c’è melodia...”.

La risposta del pubblico fu eccitata. Alla contrapposizione tra jazz della west coast ( swingante e caldo con ampie note di cool) e jazz della east cost ( freddo e aggressivo) si inserì il soul jazz funkeggiante con i suoni dell’hammond di Donaldson e Smith. Una nuova strada che molti avrebbero esplorato e che altri avrebbero contrastato con tutti i mezzi possibili vedendo nell’hammond uno strumento da chiesa e non da session jazz.

Le case discografiche, però, fiutarono l’affare e, sebbene il suono non fosse quello pulito e deciso del cool, del bop, dell’hard e del jazz modale, “investirono” nel campo iniziando a produrre dischi caratterizzati dal suono caldo e sporco prodotto dall’accoppiata contralto hammond. Il suono “sporco” e il “groove” insito nella struttura della formazione permettevano la semplificazione del brano consegnandolo all’orecchiabilità dell’ascoltatore. Era quel che Donaldson voleva. “…ho usato la reazione del pubblico. Il groove blues è proprio di dove vengo – Badin, North Carolina – e non ho fatto altro che mettere insieme il suono che ho sempre ascoltato e quello che ho visto ballare… niente purismi, solo musica. Se non fai ballare con la tua musica, che fai?... e con Jimmy è stata subito intesa. Lui è un grande pianista ed ha suonato l’hammond come se fosse un piano ed il groove era tutto lì…”.

Produsse, sempre per Blue Note, dischi come Lou Donaldson with Three Sound, The - LD+3, The Natural Soul e pezzi come Watusi Jump in cui il sound è ancora a metà strada tra l’hard bop ed il bogaloo. Questi dischi influenzarono altre produzioni - l’esempio è The Sidewinder di Lee Morgan – e aprirono, concretamente, la strada all’evoluzione bogaloo soul jazz della fine anni 60.

Era una musica che segnò la frantumazione di ogni linguaggio jazz preesistente, partendo dalla struttura della formazione sino ad arrivare al sound, esaltando la pulizia del suono e l’approccio soul e balladeur di Lou come in I’m Getting Sentimental Over You dal Jimmy Smith Trio with Lou Donaldson e negli album Dog Walk ed Gravy Train (1961). Tutti dischi che contenendo quella nota sporca e alcoolica di funk e groove attirano l’attenzione del pubblico e spingono a ballare come con Good Gracious, al fianco di Grant Greeen e Big John Patton, in cui viene ripresa Caracas fornendole un groove straordinario ed avvolgente.

Dopo una piccola parentesi per la Cadet /Argo Records, con gli album Signifyin (1963), Possum Head (1964) e At His Best (1966), Donaldson torna in Blue Note, nel 1967, e la cura delle sue produzioni viene affidata ad Alfred Lion, prima, e Freddy Wolf, poi. Primo prodotto di questa collaborazione fu Alligator Boogaloo registrato al Rudy Van Gelder Studio il 17 aprile 1967 da Sweet Lou Poppa con: Melvin Lastie– tromba e filicorno, Lonnie Smith - hammond, George benson - chitarra e Leo Morris ( meglio conosciuto come Idris Muhammad) – batteria.

Alligator Bogaloo è uno dei dischi più amati ed ascoltati del genere. Con Lastie, Smith e Benson che accompagnano Donaldson in un viaggio verso le radici della musica soul, funk, bop e blues tendendo la mano verso il futuro e nuovi orizzonti che saranno esplorati anche da altri. One Clynder è l’incrocio esatto di tutte le sonorità jazz sino ad allora sperimentate con uno sguardo necessario e doveroso all’ascoltatore. Il nome del disco deriva da un episodio curioso: giocando a golf, Donaldson lanciò la pallina in uno stagno della Florida e mentre stava recandosi a raccoglierla sentì le urla dell’inserviente del campo che gridava “Alligator!!! Alligator!!!” e fu incuriosito dal gioco di suoni che la parola assumeva abbinata a "bogaloo". Anche la copertina è un must: una donna bianca che balla sullo sfondo del suo stesso viso. Un omaggio alla psichedelica…

Dopo Alligator Bogaloo Lou Donaldson cavalcò l’onda con Mr. Shing-A-Ling , altro hit stellare, e Hot Dog del 1969 con Shadow Of Your Smile, standar parkeriano su un ritmo languido che profuma di bossanova, e le splendide Peppin e The Kidd con la ritmica di Idris Muhammad orgogliosa protagonista groove. La chitarra è eminentemente blues e le vibrazioni positive partono dal sax alto in chiave be bop di Lou. Anche qui la copertina è un must di grafica incredibile che gioca sul fondo nero e sull’ombra che guarda se stessa in una posizione danzante.

Seguirono Midnight Creeper ( 1968) e Say It Loud (1969) prima di Hot Dog (1969) le cui cinque tracce rappresentano la linea completa del jazz così come inteso da Donaldson: quella di una musica che sappia comunicare e coinvolgere con immediatezza, caratterizzata da swing, blues, soul e da una costante simbiosi tra sezione ritmica e solisti.

L’intera produzione di questo periodo è caratterizzata dal sound leggero e graffiante, dal groove profondo e dal bogaloo più acceso e spinto. In tutti i brani il sax di Poppa Lou è ironico ed accattivante e testimonianza di ciò sono le copertine di presentazione dei dischi che consiglierei di vedere.

Con Hot Dog, Everything I Play Is Funky e Sassy Soul Strut il jazz di Sweet Poppa Lou ha scalato le classifiche discografiche del ghetto, affiancandosi agli Lp dei maestri del soul, mentre le sue composizioni melodiche e ritmiche, come Blues Walk e Midnight Creeper, sono diventate standard nel più popolare repertorio del jazz nero.

Lou non ha mai definito funky, la sua musica, ma swinging bebop: “…il funk è James Brown ed Heart Wind and Fire…” eppure, molte delle sue tracce vengono prese d’assalto dai campionatori e dalla corrente hip hop.“Oggi sono molto più ricco di prima. Non mi serve andare in giro. Lo fa la mia musica e mi pagano per ogni suo passare. A me entrano le royalities… ”.

Sweet Lou continua, all’età di 82 anni, a suonare in giro, con quell'aria da vagabondo della musica che gli è propria, e a produrre dischi.

Splendido è Lush Life (1986) con l’orchestra di Duke Person a sorreggere il viaggio di Lou e bellissime sono le sue produzioni degli anni 70. Ma il segno lasciato nella storia del jazz dalla produzione del periodo 67/73 non ha eguali.

Buona musica.

Vincenzo Altini


1 commento:

  1. Gran bel Pezzo Marco!
    Devo approfondire un pò gli ascolti su questo grande uomo! Ho ascoltato qualcosa in passato ma questo pezzo mi incita ad andare a fondo!
    Buone Vibrazioni!

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