Sono parole che rappresentano la musica e la storia. Una storia fatta di anonimato, di ricerca e genialità.
Correva l’anno 1973. Il funk, il funk rock e il jazz rock erano padroni incontrastati della scena e il mondo iniziava ad attraversare un periodo di crisi economica nato dalle conseguenze del '68. E, come in tutti i periodi di crisi, l’attimo importante è il rimboccarsi le maniche e dare libero sfogo alla creazione artistica.
Skull Snaps in questo è un album feticcio dove originalità e creatività sono ampiamente dimostrate dalla costruzione che partendo dalla copertina - pazzesca!!! – arriva all’equilibrio delle 9 tracce, una più bella dell’altra. Il tutto rappresentato su un vinile della piccola casa discografica GSF.
Gli Skull Snaps nascono da una combinazione, sviluppatasi a più riprese, tra Samm Culley - basso e voce, Ervan Waters – chitarra e voce, George Bragg – batteria e voce, a cui in sede di registrazione si unirono i fratelli di Erwan al solo scopo di arricchire ulteriormente il sound della band. La formazione, però, trae origine dall’incontro e dall’amicizia tra Samm Culley ed Erwan Waters - nata nel periodo in cui gli stessi suonavano per i The Diplomates (un gruppo northern soul che ha pubblicato una serie di 45 giri di successo tra il 1963 ed il 1970 come Here’s A Hearth – 1964 o Accept Me - 1969) – e il batterista George Bragg.
L’incontro clou avvenne alla fine degli anni 60 quando i tre si ritrovarono a suonare in una jam session. Quel che ne venne fuori fu un’alchimia di suoni che li portò a decidere d’intraprendere una nuova esperienza. Nacque il progetto The Soul Three. I Soul Three avevano una caratteristica. Il loro sound, seppure composto da una formazione di trio sembrava prodotto da un gruppo ben più corposo. Il segreto era nella forte personalità che le voci, tra cori e cantato melodico, manifestavano inserendosi sui break di batteria fragorosi e le armoniche composte tra chitarra e basso. I Soul Three furono contrattualizzati da diversi locali di taglio minore nella zona del Queens ma non riuscirono a registrare alcun disco. Nel 1970 nacque l’esigenza di spostare il raggio d’azione della band dal Queens al Maryland senza perdere le piccole scritture e per salvare capre e cavoli si optò per un nuovo nome: The Skull Snaps.
Il nome della band, alquanto singolare, fu dovuto ad alcune dichiarazioni che il trio prese dai fans.
Alla fine dei concerti – racconta Samm Culley – gli veniva detto che il loro modo di suonare faceva sussultare e scattare i teschi più velocemente delle menti. Da qui: The Skull Snaps.
L’originalità del nome e la pienezza del suono della band attirarono l’attenzione di quelli che erano stati il produttore e l’arrangiatore dei successi dei The Diplomats – George Kerr e Bert Keynes – che contattarono la GSF e portarono – era la fine del 1972 – The Skull Snapps in sala di registrazione. L’album fu pronto in un mese, registrato in una sala a Somerville in via d’allestimento, e la sensazione che il sound prodotto fosse all’avanguardia rispetto ai tempi fu immediata.
Le nove tracce sono prova di uno straordinario affiatamento orchestrale, merito dell’arrangiamento e della partecipazione alla scrittura dei pezzi da parte di George Kerr, e danno vita ad uno dei più originali album funk della storia. All’interno, nel viaggio attraverso l’ascolto dei pezzi, ritroviamo il meglio di Ray Charles, dei Meters, dei Whatnauts, Escort e O’Jays, fusi in un gioco di voci batteria e chitarra STRAORDINARIO.
Pezzi come I’m Your Pimp o It’s A New Day non hanno bisogno di presentazione o di essere raccontati. La straordinarietà dei break e l’armonia delle voci li rendono unici. Di questa straordinarietà se ne sono resi conto artisti come Eric B. & Rakim, Guru, Dj Jazzy Jeff & The fresh Prince, Digable Planets, Dj Shadow, Rob Dougan, Black oon, The Prodigy e Ol’Dirty Bastard che hanno campionato i vari break prodotti da George Bragg.
La band non ha prodotto altri dischi. Il successo non fu tale da guidarne la carriera verso altari e gloria e ciascuno di loro proseguì il lavoro di sessionista con altri gruppi. Samm Culley, ad esempio, si è ritrovato più volte nelle registrazioni di FatBack Band, Nick Ashford, Valery Simpson e altri. Sino al 2005, quando la band, su iniziativa della Record Aztec, si è riunita per una serie di tour finalizzati a promuovere la ristampa del mitico album.
Una curiosità. Prima di chiudere le registrazioni, il pezzo sul quale tutti avrebbero scommesso era I’m Falling Out Of Love.
È stato il destino a scegliere It’s A New Day.
Buona Musica
Vincenzo Altini
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