07/05/12

VILLAGE VANGUARD


Il jazz non è solo musica. Il jazz è passione e storia. Passione della storia e delle storie.
Il jazz è un modo per ricordarsi, per viversi attraverso i ricordi dei momenti e delle passioni e l’iconografia che lo rappresenta ha un valore sacro e inviolabile.
Non esistono appassionati di jazz che non siano in grado di parlare a memoria e per ore delle singole variazioni di note nelle alternate take dei pezzi o della storia delle copertine o delle case discografiche. Per un appassionato di jazz, ogni singolo elemento che confluisce nel suono è parte di esso ed ha un valore unico. Per questo le storie dei musicisti, seppur molte volte simili nei contenuti, sono emotivamente coinvolgenti sino a conferire loro unicità. Il metro di paragone, tra una storia e l’altra, è dato dall’apporto emotivo che il narratore di queste riesce a trasmettere: se c’è una musica che è frutto di emozioni, quella musica è il jazz. Per questo, l’iconografia come veicolo di emozioni gioca nel jazz un valore importante. Jazz, quindi, è storia di passioni che si sviluppano in musica in cui l’iconografia è l’elemento storiografico.

Esiste a New York al Greenwich Village (non potrebbe essere altrimenti! n.d.r.) un posto in cui l’iconografia raggiunge la sua massima espressione. È il Village Vanguard, la Cappella Sistina del jazz. Cappella Sistina. Non altro. E il paragone, credetemi, non è improprio.
Certo se ci si aspetta di entrare in un posto di affreschi, d’immagini mozzafiato, il paragone non regge ma se il riferimento è nel valore iconografico rappresentato ci troveremmo tutti d’accordo. Il Vanguard è un oscuro scantinato a cui si accede attraverso un portone rosso e l’ambiente è piccolo, fumoso, decorato con poster e strumenti d’epoca. C’è un piccolo bar, il palcoscenico e i tavoli che si aprono a ventaglio. Nulla di particolare se vogliamo. Nulla che regga il confronto con la maestosità della Cappella Sistina.
La Cappella Sistina fu voluta da Papa Gregorio e Michelangelo vi lavorò massacrandosi regalando all’umanità ed ai papi di futura memoria una delle rappresentazioni più cariche e forti della creazione secondo la fede cristiana. Nel Vanguard l’unica fede che si esercita è il jazz e fu fondato da Max Gordon nel 1935. Nella Cappella Sistina si tengono i conclave per l’elezione del Papa ed è sempre aperta, venendo chiusa solo in occasione dei conclave. Il Vanguard è stato chiuso un solo giorno, dal 1935 ad oggi, e dal 1957 è leggenda del jazz.

Quando nacque, nel 1935, era il tipico locale bohemien newyorkese dove suonavano i folk singers presenti in zona e c'erano aspiranti scrittori e poeti a far da spettatori e contraltare. Woody Guthrie, John Reed, Eli Siegel erano, per il Vanguard, negli anni a cavallo della seconda guerra mondiale e prima dell’esplosione del beat, ospiti fissi e consentivano a Max Gordon di trasmettere un’identità alternativa al Birdland e al Blue Note.
La concorrenza si giocava sul genere di musica (al Birdland il Be Pop, al Blue Note Cool Jazz e Hard Bop e big band) e sull’eterogeneità dell’offerta: al Village non era difficile imbattersi nella comicità di Woody Allen e Lenny Bruce. Sino al 1957, anno in cui s’iniziò a creare la Cappella Sistina del jazz. Max Gordon incontra Lorraine, che passerà alla storia come Lorraine Gordon. Lorraine è una ragazza carina, avvenente, simpatica ed ha idee chiare ed una grande passione: il jazz. La storia è semplicissima: Lorraine che veniva fuori in malo modo da una storia d’amore con Alfred Lyon (fondatore dell’etichetta Blue Note. n.d.r.) si presentò al Village per vendere al buon Max un concerto di Telonius Monk. Max si fece prendere dalla passione della ragazza e per compiacerle accettò. La prima sera fu un disastro e al Vanguard non andò nessuno ma la voglia di compiacere quella ragazza spinse Max a darle credito e sera dopo sera il bebop di Monk divenne il marchio d’attrazione del locale. Sin qui, nulla di nuovo.

E’ una storia che si ripresenta e che da solo l’idea di come la perseveranza nel portare avanti le proprie idee e la propria passione possa, poi, produrre ottimi risultati. Ma questo, non giustificherebbe il paragone con la Cappella michelangiolesca. Per fare grandi cose, oltre alle passioni, ci vogliono idee ed occasioni da prendere al volo. L’anno di svolta è il 1957. Lo ripeto: il 1957. Sonny Rollins in trio suona al Village. E’ una produzione Blue Note e grazie allo zampino di Lorraine Alfred Lyon da l’ok per la registrazione del live. Il primo mitico straordinario live registrato al Village (anche se le prove di queste registrazioni erano state fatte con Stan Getz con un album uscito in edizione limitata. n.d.r.) e si diede il via alla leggenda. Live at Village Vanguard è il sottotitolo di un centinaio di dischi registrati in questo bugigattolo nato per ospitare cantanti folk e gare di poeti e scrittori squattrinati.
Non esiste, tra i titoli “…live at Village Vanguard” il più importante, il più famoso. Le curiosità possono essere lette nelle note di copertina di ciascuna di queste straordinarie registrazioni. Sunday at Village Vanguard, capolavoro di Bill Evans, è in realtà una doppia registrazione. Furono due i dischi ricavati questo primo lavoro del trio al Village: il primo – il live, appunto – che in realtà è il secondo in ordine di registrazione dei due dischi richiama l’attenzione sul valore delle mattinee nei jazz club dell’epoca ( fu registrato di mattina…) ed il secondo Waltz For Debby (registrato la sera prima) è un capolavoro assoluto. Poi, il Live at Village Vanguard di Coltrane, il primo ed il secondo (storico album per gli appassionati di free jazz).

Ma il Village non è solo questo. Non solo questi titoli. In realtà non è possibile scegliere il disco più rappresentativo ma si deve – giocoforza – ricordare che in questo posto sono stati di casa Charles Mingus, Art Blakey, Chris Connor, Gerry Mulligan, Charlie Byrd Trio, Bobby Timmons, Cannonball Adderley, Keith Jarret, Miles Davis, ecc ecc. Ognuno di loro ha lasciato testimonianze ed anneddoti. Ognuno di loro è stato parte del Village. Lorraine continua all’età di novanta’anni a gestire il Vanguard, a dare spazio a musicisti e sfornare leggende. Il Village è stato chiuso solo un giorno del 1989 quando Lorraine attaccò sulla porta del Village il cartello “Chiuso per Lutto” per la morte di Max Gordon.
Solo un giorno.
Un giorno per riprendere a vivere una storia straordinaria.

 Buona musica Vincenzo Altini



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