Long Island - New York, Stati Uniti, 1970.
E' proprio quello il periodo in cui una band, capitanata dal vocalist Bobby Boyd decide di formarsi. Il funk, l'afro, il rock.... il loro credo.
Ma il 1970 è un periodo molto florido per il funk, e migliaia di gruppi si sfidano a colpi di groove per arrivare al successo. C'è chi lo raggiungerà e chi, invece, si fermerà a stampare un misero 45 giri.
I nostri protagonisti vista l'enorme concorrenza, decidono nel 1971 di provare un'altra via: L'Europa in particolare la Francia, senza però l'adesione di Bobby Boyd che invece deciderà di restare in America per tentare il colpaccio.
Larry Jones, Frank Abel, Lafayette Adson, Keno Speller, Ernest "Donny" Donable, Arthur Young, Michael McEwan e Ronnie James Buttacavoli volano a Parigi si ribattezzano "Ice" e cominciano a suonare prevalentemente nelle zone frequentate da immigrati nord-africani. ll loro sound impregnato di groove non può far altro che attirare la loro attenzione.
Attira però anche quella di Pierre Jaubert, produttore discografico, che fa dei 'nostri' la studio band del suo Parisound.
Nel 1972 arriva l'anno dell'esordio discografico, dopo però essersi ribattezzati Lafayette Afro Rock Band, e lo fanno con l'etichetta America pubblicando "Malik". Un disco incredibile, che oltre a chitarre e sound prettamente funk, raccoglie ritmiche africane non tralasciando l'anima soul.
Da segnalare la bellissima Darkest Lights tra l'altro campionatissima (da artisti come Public Enemy), ma anche la stessa Malik dal sound prettamente funk, e la perla da dancefloor I Love Music. Un disco tanto bello quanto non facilissimo da reperire.
Nel 1973 arriva la seconda e, purtroppo, ultima fatica della band che pubblica per l'etichetta Musidisc il disco "Soul Makossa", che oltre a contenere una fantastica versione del successo di Manu Dibango, ha tra le sue tracce migliori Hitache, perla che contiene un break di batteria iniziale campionato da centinaia di artisti tra i quali De La Soul, Naughty By Nature, LL Cool J, Janet Jackson solo per citarne alcuni.
Tutte le tracce meritano, un sound che passa dall' afro-funk a lettere cubitali che prende vita in mine come Azeta e Nicky (First One) ad influenze rock come in Oglenon. Decisamente notevole.
Nonostante i lavori della band siano solo due, stampati anche in un lasso di tempo decisamente breve, ancora oggi gli appassionati di Black Music e le varie compilations funk, che tutt'ora vengono stampate, suonano i Lafayette Afro Rock Band.
Non possono mancare nelle collezioni dei "drogati" dell'afro-funk.
Una nota particolare, infine, va fatta sulle 2 splendide copertine che custodiscono i 2 lavori. Entrambe molto simili, ma immensamente splendide ed essenziali. Sicuramente 2 opere d'arte, che trovate allegate all'inizio di questo articolo.
Procuratevi i dischi dei Lafayette Afro Rock Band, non ve ne pentirete.
Dj Danko
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