Un'onda che ti travolge, un calore che ti avvolge, un sound che spazza via le brutture del quotidiano e ti porta altrove, in un mondo perfetto dove tutto ruota attorno alla musica e l'amore regna sovrano: ecco, Martha Reeves offre tutto questo e molto altro ancora.
È la voglia di vivere che filtra attraverso la sua voce, divenuta perfetto canale di sfogo di parole che sembrano nascere dai pensieri di chi ascolta, tanta è l'empatia che la sua musica è in grado di creare.
Certo, nascere in Alabama figlia di un “preacher man” e crescere nella Detroit divenuta centro nevralgico della cultura musicale americana hanno certamente avuto peso nel plasmare la figura di quella che, ad oggi, è una delle icone riconosciute della musica black; è vero anche, però, che Martha Reeves si è battuta per inseguire ciò in cui credeva e non i diversi cambi di formazione delle bands, non l'esaurimento nervoso di cui soffrì a fine anni '60 e nemmeno la scarsa attenzione delle major, negli anni, le fecero pensare di essere arrivata: era nata per la musica, e lo sapeva bene.
Esperienza fondamentale si rivelarono gli anni trascorsi alla Detroit's Northwestern High School,
durante i quali militò nei gruppi The Del-Phis, The Sabre-Ettes (al quale lei stessa diede vita), The Fascinations, per fare poi ritorno alle origini, The Del-Phis appunto, scritturate dall'etichetta
Checkmate (parte della Chess Records) con la quale registrano, nel 1961, il disco “I'll Let You
Know”.
A seguito dell'acquisto dell'etichetta da parte di Motown, The Del-Phis arrivarono a
registrare, con il nome The Vels, una canzone composta da Gloria Williams intitolata “There He Is (At My Door)”. Il gruppo cessò la sua attività a seguito dell'abbandono della Williams, dovuto al fallimento che il singolo riscontrò, e del poco tempo a disposizione di Martha, assorbita degli
impegni di lavoro e delle esibizioni nei nightclub del circuito cittadino, presso i quali si fece
conoscere con il nome di Marta LaVaille; fu proprio durante una di queste serate che un membro
dello staff Motown la notò, proponendole un incontro alla sede per un provino: l'audizione non
avvenne mai (lei si presentò il giorno sbagliato!), ma ottenne un lavoro da segretaria presso
l'etichetta di Detroit.
Ed eccoci arrivati nel 1962, in piena Guerra Fredda: siamo nell'anno dell'elezione di John Fitzgerald Kennedy e del primo volo dell'uomo nello spazio, ed è in questo clima di fermento e rivoluzione che fa il suo ingresso il gruppo destinato a lasciare un distinguibile segno nel panorama musicale internazionale e non: della ricetta “The Vels” rimangono tre ingredienti i quali, miscelati a dovere da Le Grand Chef Mr. Berry “Motown” Gordy, danno forma alla più delicata prelibatezza della black music, la band Martha Reeves and The Vandellas (Reeves, Ashford, e Beard, sostituita nel '64 da Betty Kelly).
La scelta del nome della formazione, circondata da un alone di leggenda, sembra essere dovuta alla scelta di citare due nomi, la Van Dyke Street, nei pressi dell'abitazione della Reeves, e Della Reese, cantante e predicatrice americana).
Sino al 1972, sarà un susseguirsi frenetico di successi, da “Come and Get These Memories” e “Heathwave” del 1963, a “Black Magic” del 1972, passando per “Watchout!” (1966) e “Sugar'n'Spice” (1969). Il singolo “Nowhere to run” (“Dance Party”, 1965) fu il primo a dare una vera e propria scossa al pubblico, e alla cantante stessa che, arrivata a scatenarsi al punto di sentirsi “like James Brown”, in un'occasione ebbe a dichiarare scherzosamente: “Il mio fisioterapista mi ha detto di andarci piano”!.
Spinte sin sulle vette delle classifiche nazionali ed europee, avvolte nel successo e travolte dagli
eventi, le “Vandellas” vissero gli ultimi anni di carriera in maniera assai tormentata: vuoi per
problemi personali, per scontri interni e cambi di line-up,il gruppo stava perdendo la propria forza, era giunto dunque il momento di lasciarsi.
É del 1972 l'annuncio della Reeves di voler intraprendere, dall'anno seguente, la carriera solista: con la MCA, Inc. (assunta la decisione di non seguire la Motown nel trasferimento a destinazione Los Angeles) realizzò, nel 1974, “Martha Reeves”, uno degli album più costosi fino a quell'epoca,
accolto con sufficienza dalla critica.
Nel 1977, abbandonato lo stile di vita che lei stessa definì “rock'n'roll life style”, fatto di pillole ed
alcool, come l'Araba Fenice rinacque dalle proprie ceneri, nuova donna e nuova Cristiana.
Da allora, sino ad oggi, ha alternato la sua presenza tra lo scenario musicale (vantando la
partecipazione allo spettacolo “Ain't Misbehaving” a Broadway) e l'ambito sociale-politico, che la
vide ascendere, nel 2005, al ruolo di “portavoce dei giovani della città”, ottenendo una poltrona al
Detroit City Council; dovette abbandonare quattro anni dopo, in seguito a traversie e critiche che le vennero aspramente mosse.
Decisa quindi a dedicarsi a tempo pieno alla musica, la sua voce ha ripreso con fervore ad
accompagnare la vita di molti.
E Colonna sonora in senso stretto lo è stata eccome: basti ricordare la traccia Nowhere To Run in
“Good Morning Vietnam” (1987), Wild Night in “Thelma e Louise” (1994) e Dancing In The
Streets in “The Boat That Rocked”; per il film del 2005 “Hitch” (dir. Andy Tennant) Will Smith ha rispolverato dagli archivi Motown l'inedita “It's Easy To Fall In Love”.
L'album del 2004 “Home to You” è stato nominato disco dell'anno dalla Asbury Park Press; nello
stesso anno la discografia dell'artista è stata riproposta nel cofanetto di 4 cd della PBB special,
“Motown: The Early Years”, per il quale Martha ha curato le note del libretto; una Gold collection è stata pubblicata nel marzo del 2006.
Annoverata fra gli artisti della Motown Hall of Fame e della Rythm&Blues Hall of Fame, a tutt'oggi Martha Reeves non manca di entusiasmare il pubblico con tour ed esibizioni permeate della magia che conserva, ed in qualche modo ravviva, dagli anni '60.
Grande artista, donna di stimabile forza di volontà, ha saputo affrontare le traversie e cogliere le
occasioni della vita conscia di un dono che la rende strumento di amore, voce di una dimensione
altra, da esplorare sulle onde di una musica che diviene Paradiso.
Amen, Sorella.
Astrid Majorana
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