E' questa la forza di questo personaggio.
La sua arma è la bocca e la sfrutta in pieno per dare vita a messaggi socio-politico-culturali.
Il tutto contornato da musica di alto livello.
Il risultato è esplosivo!
Gil, il cui padre giamaicano era calciatore professionista e che tra l'altro fu il primo calciatore nero ad approdare nel calcio inglese, nasce il primo aprile 1949 a Chicago, ma cresce in quel di New York, nel quartiere che, come ben si sa, risulta essere quello più problematico socialmente e con un alto tasso di violenza: il Bronx.
Viverci non è facile e la più utile valvola di sfogo per lui è la scrittura.
Pubblica infatti il suo primo romanzo quando era ancora all'università, dal titolo "The Vulture" (l'avvoltoio) che tra l'altro avrà anche ottime recensioni.
Ma il richiamo della musica è forte, la madre di Gil cantava nella New York Oratorial Society, e nelle sue vene scorrono le note.
La fortuna viene quando proprio all'università conosce Brian Jackson, un tastierista, diventano amici e decidono di formare una band: i "Black&Blues".
Inizia così il suo percorso di poesia e musica.
Il debutto discografico di Gil Scott Heron arriva nel 1970 con l'album "Small Talk At 125th and Lenox", registrato in un unica sessione dal vivo, che ha tra gli autori il suo fedele Brian Jackson e prodotto da Bob Thiele della Flying Dutchman records. La copertina del disco ha in alto una scritta: "A new Black Poet" e infatti dopo una breve introduzione la prima traccia sarà The Revolution Will Not Be Televised. Il brano più importante e significativo della sua carriera. Un inno il cui obiettivo è combattere una società figlia del consumismo attraverso la Rivoluzione. Un argomento sicuramente attuale anche oggi, e che Gil aveva chiaramente previsto. Infatti al giorno d'oggi la situazione è notevolmente peggiorata.
Oltre al su citato brano, il lavoro è notevole in tutti i suoi aspetti, anche nell'atmosfera jazzata. Brani come Plastic Pattern People oppure Whitey On The Moon trattano temi non meno importanti.
L'anno successivo, il 1971, vede l'uscita del suo secondo lavoro "Pieces Of A Man", ritenuto anche musicalmente come il suo album migliore. Ci troviamo una versione di The Revolution Will Not Be Televised decisamente più funk con il flauto di uno straordinario Hubert Laws e alla batteria il superfunk Bernard Purdie, e altri bellissimi brani dove i testi hanno sempre il loro peso, da Save The Children a The Prisoner. Un disco essenziale.
Dopo il disco "Free Will" del 1972 passerà, nel 1975, all'Arista Records, e si susseguiranno molteplici lavori dove pian piano il suono passerà dal jazz al funk passando anche per il blues, specie dopo lo scioglimento del sodalizio tra lui e il suo amico e collaboratore Brian Jackson, nel 1978, che lascierà la Midnight Band.
Nel 1979 suonerà anche al concerto di No Nukes presso il Madison Square Garden di New York, organizzato per protesta contro l'energia nucleare e ai rischi che questa puo' comportare.
"Real Eyes"(1980), "Reflections" (1981), "Movin Target" (1982) sono alcuni dei lavori di quel periodo, prima di essere scaricato nel 1985 dalla Arista Records, sfornerà perle di brani come The Bottle che tratta il tema dell'alcolismo, B Movie contro l'allora presidente degli Stati Uniti Reagan, Angel Dust di cui basta semplicemente tradurre le parole per capire di cosa tratta, ma non solo, farà anche delle cover dei brani Grandma's Hands di Bill Withers, Inner City Blues di Marvin Gaye, ed è facile capire invece a cosa è dedicato il brano: Is That Jazz?.
Il sipario, però, è pronto a calarsi su di lui sino all'anno 1994 quando uscirà con il disco "Spirits" del quale è doveroso rimarcare il brano Message To The Messangers, in cui il buon Gil manda, appunto, un messaggio, in particolare al mondo del rap (di cui è uno dei precursori insieme ad artisti come i Last Poets), che il potere della parola e quello mediatico hanno bisogno della giusta attenzione visto il peso che possono avere.
Negli anni successivi, oltre ad essere arrestato più volte per possesso e uso di sostanze stupefacenti, passerà periodi in cui vive quasi da barbone, quasi ad essere in un tunnel senza uscita. Una cosa curiosa per un uomo che aveva passato tutta la sua carriera musicale ad utilizzare la poesia per cercare di portare alla luce temi importantissimi, ma che nell'ultimo periodo era stata sopraffatta dalla droga.
Per fortuna però il tunnel finisce e proprio nel 2010 Gil Scott Heron esce con un nuovo lavoro dal titolo "I'm New Here", con sonorità decisamente trip-hop, dal quale viene estratto il singolo Me And The Devil.
Il poeta è tornato.
Dj Danko
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