"E' la mia cosa" cantava Marva, e sicuramente lo era perchè far parte della James Brown Revue non era semplice. Si sapeva quanto fosse esigente Mr. Dynamite con la sua band. Ci rimase però per soli 3 anni, giusto il tempo di accompagnare il padrino del Soul in alcuni tour importantissimi e di pubblicare 2 dischi sulla "sua" etichetta, di cui uno live e l'altro in studio. Inutile dirvi che quest'ultimo è diventato un disco cult.
Marva Ann Manning nacque il 1° Maggio del 1944 a Kansas City, ed iniziò ben presto ad avvicinarsi alla musica, anche perchè la sua famiglia era praticamente un gruppo gospel: i Manning Gospel Singers, di cui lei naturalmente faceva parte e dove suonava il tamburino e cantava.
Studiò musica anche al college e agli inizi degli anni 60 entrò a far parte di un altro gruppo: The Alma Whitney Singers, e a soli 16 anni sposò Harry Whitney, dal quale prese il cognome.
In quel periodo comincio a cantare R&B e blues e questo creò non pochi problemi con la sua famiglia religiosa, e il suo matrimonio non durò poi così tanto.
Marva Whitney, nonostante tutto, continuava a cantare nei locali notturni a Kansas City ed entrò a far parte di un altro gruppo locale: Tommy & the Derbys. Questo gli permise di aprire i concerti di grandi artisti come Johnny Guitar Watson, The Drifters, Dionne Warwick...
Nel 1966 stava per arrivare James Brown con la sua band, e il manager di Marva organizzò un incontro per un provino, ma non fu possibile per quell'anno. L'anno successivo l'agente di Marva ci riprovò e, benchè Marva non fosse così entusiasta di entrare a far parte della James Brown Revue, visti i passati litigi con la famiglia, salì comunque sul palco per il provino. JB e l'allora band leader "Pee Wee" Ellis rimasero impressionati dalla voce sua voce potente, e subito l'accolsero nella band. Fu così che nacque "Soul Sister #1".
Marva accompagnò James Brown tra il '67-'68 in alcuni dei suoi più importanti tours come quello in Vietnam, durante la guerra, quello in Europa e l'indimenticabile tour in Sud Africa.
Non tardarono ad arrivare anche i primi singoli su 45 giri pubblicati per la King Records, tra cui Unwind Yourself / If You Love Me, e Your Love Was Good For me / What Do I Have To Do To Prove My Love To You.
Come su detto, non era semplice lavorare con JB. Pretendeva il massimo da tutti, sia musicalmente sia come presenza scenica. E anche Marva dovette sudare per soddisfare le esigenze di Godfather of Soul. Il risultato però fu il singolo per il quale ancora oggi Marva riecheggia nell'olimpo del funk: "It's My Thing" che arrivò nella top 20 dell'allora classifica R&B.
La conseguenza di quel successo fu la pubblicazione dell'LP "It's My Thing" nel 1969, sempre per la King Records, che conteneva alcuni dei singoli usciti in precedenza come I'm Tired, I'm Tired, I'm Tired e If You Love Me ed altri, e pezzi (oggi campionatissimi) come Things Got To Get Better (Get Together). Funk all'ennesima potenza. Uno dei dischi più ricercati dai collezionisti.
Nello stesso anno venne pubblicato anche "Live And Lowdown At The Apollo", una delle migliori performance live di Soul Sister #1.
Nel 1970 dopo i suddetti lavori e giri per il mondo con il padrino del soul, Marva lasciò la James Brown Revue e tornò in Kansas, ma non tralasciò la musica, tornò presto negli studi di registrazione e pubblicò per la T-Neck il singolo Giving Up On Love.
Dopo il divorzio con Harry Whitney, Marva sposò il capo della Forte Label per la quale, naturalmente, pubblicò svariati singoli tra cui Daddy Don't Know About Sugar Bears nel 1972.
Da quel punto in poi la carriera discografica di Marva si bloccò, riusciva però a procurarsi svariate date in tutto il mondo, ma non in maniera costante.
Inutile dire che i campionamenti, specialmente in ambito hip hop, furono svariati. Questo manteneva i suoi lavori sempre ricercati, specialmente dai cultori del funk.
Forse è proprio per questo che nel 2006 fu "ingaggiata" dagli Osaka Monaurail, funk band giapponese con i quali pubblicò il disco "I Am What I Am", oltre a girare con loro nei vari concerti.
Dopo ben 37 anni da "It's My Thing".
Bè, dalla sua voce potente si poteva intuire una certa tenacia. E il ritorno sulle scene, nonostante l'età, con una band dell'altra parte del mondo, fa capire che...
è ancora la sua cosa!
Dj Danko
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