MOTOWN: STANDING IN THE LIGHT OF “THE FUNK BROTHERS”
Una concreta Istituzione della musica Soul e fabbrica di inestimabili hits radiofoniche, che ad oggi continuano a risuonare nelle nostre casse, anche perché “exploitate” dai Dj più noti della scena Mainstream e non.
Sulle copertine dei dischi a marchio Motown possiamo discernere nomi di indiscutibili KINGS del soul, giusto per citarne qualcuno, Jackson 5, Sam Cooke, Marvin Gaye, Stevie Wonder…e la lista potrebbe andare avanti ancora per un bel po’!
Cari appassionati di Black Music, voi che leggete questo articolo sicuramente avrete già sentito questi nomi innumerevoli volte.
La prima volta che ho ascoltato “What’s going on” ,celeberrimo LP di Marvin Gaye, sono rimasta in down per quelle melodie cosi perfette, dove ogni strumento risuona all’unisono con quella che è l’anima del compositore. Tale sensazione l’ho ritrovata in altre eccellenti composizioni come “Cloud Nine” ottimo LP dei The Temptations, o in alcune note soulful hits come “I was made to love her” di Stevie Wonder o "I Can't Help Myself (Sugar Pie Honey Bunch)" dei Four Tops.
Ascoltando gli arrangiamenti, ho potuto intuire un’impronta decisa, un filo conduttore, una sapienza innata nel miscelare melodie e pensieri dell’artista, plasmati in materia e incisi su solchi in vinile. È cosi che la mia ricerca è iniziata, ed è cosi che sono diventata fan dei FUNK BROTHERS.
I ’60, sono stati anni fecondi per la scoperta artistica, in cui il jazz aveva spianato la strada della sperimentazione a diversi compositori. Detroit pullulava di giovani e talentuosi musicisti il cui background musicale variava dal blues, allo swing fino al riecheggiare di sfumature R&B.
E' nel contesto della Detroit di fine 50’s, per esattezza nel 1959, che nasce la band di Hitsville Motown. Collettivo di 13 membri, (presumibilmente - la formazione andrà in continuo variare), jazzisti ingaggiati per fare da spalla ai più noti artisti del patron Gordy. Un autentico ensamble di genii che prima di entrare a far parte della Motown family, si dilettava semplicemente facendo musica. La formazione primordiale dei F.B. vede come leader il pianista Joe Hunter (fondamentale per la composizione di successi come “Pride and Joy" e "Come Get These Memories) , il bassista James Jamerson (definito “l’uomo che ha creato il sound della motown”) e il dynamic drummer originario dell’Alabama, William "Benny" Benjamin. Più tardi il lead-band Hunter verrà sostituito dal talentuoso pianista, veterano del jazz, Earl Van Dyke che diventerà il nuovo leader, e rimpiazzato alle tastiere da Mr Jhonny Griffith. Oltre a questi si aggiungeranno a questa Big Band Richard "Pistol" Allen eccellente batterista funk-jazz, Paul Riser (trombone); i chitarristi Robert White, Eddie Willis e Joe Messina, Jack Ashford (tamburino, percussioni, vibrafono, marimba); e un incredibile Eddie "Bongo" Brown alle percussioni.
La lista dei musicisti inclusi nei Funk Brothers è davvero lunghissima.
Si dice che ogni musicista passato in Motown dal ’59 al ’72 sia stato un membro della band, ad esempio lo stesso Dennis Coffey, o Wah Wah Watson sono inclusi nella lista di componenti F.B. perché musicisti Motown dal ’68 al 72’, cosi come l’eccelso batterista soul Uriel Jones, noto per il funky sound caratterizzante entrambe le versioni di “Ain’t no mountain high enough”. Peculiarità del sound made in Motown è quel suono cosi popolare, folk ma allo stesso tempo raffinato, ricercato, intrinseco di basso assoluto, e di un saggio tocco percussionistico che riesce ad infiltrarsi a mò di virus nel sangue, e far muovere a tempo qualsiasi materia dotata di anima, dai primi anni 60 delle mielose Ballads, al funk incessante dei 70’s.
Per quasi 13 lunghi anni, l’indiscutibile talento della band di Detroit ha trasformato uno scantinato, comprato come abitazione da Gordy, nel celebre “Studio A” anche detto “Snake Pit”, una prolifica industria, aperta 24 ore su 24 alla creatività dei musicisti Motown, che molto spesso in essa trascorrevano giornate intere a comporre, per una remunerazione di 10 $ a pezzo.
Di loro si dice che abbiano suonato più number one-hits dei The Beatles,Elvis Presley, The Rolling Stones, e The Beach Boys…messi insieme!
Giusto per far capire a chi non aveva mai sentito nominare i Funk Brothers prima, essi sono autori ed esecutori di successi come:
"My Girl" The Temptations, "Reach Out I'll Be There" The Four Tops, "You Can't Hurry Love" delle Supremes, "I Heard It Through the Grapevine" di Marvin Gaye, "The Tears of a Clown" di Smokey Robinson and the Miracles, "Midnight Train to Georgia" di Gladys Night and the Pips, "War" di Edwin Starr, della storica session di incisione di “What’s going on” di Marvin Gaye, e di 1000 (non si fa per dire) titoli ancora.
Per molti anni i Funk Brothers sono rimasti “nell’ombra della Motown” tanto per citare il celebre libro pubblicato nel 1989 “Standing in the Shadows of Motown”, da cui trae spunto l’omonimo documentario del 2002, in cui si rende giustizia alle doti dei Funk Brothers e in particolare del leggendario bassista James Jamerson, scomparso prematuramente perché affetto da patologie derivanti dalla sua dipendenza dall’Alcol, che a giusto titolo è stato inserito solo più tardi nel 2000, nella Rock and Roll Hall of Fame e riconosciuto come uno dei bassisti più forti di tutti i tempi, a cui hanno reso omaggio illustri rappresentanti della musica, non solo Soul, come Paul McCartney, Pino Palladino, Marcus Miller, John Patitucci e altri ancora.
Come tutte le cose belle, anche la storia dei Funk Brothers ha una fine.
Nel 1973, vista l’incredibile mole di affari estesa a tutta l’America, Berry Gordy decide di trasferire il suo Headquarter a Los Angeles, e cosi anche lo storico “Snakepit” diventa inattivo.
La fabbrica di Hits più produttiva della storia della musica cessa la sua attività, e con essa anche le strade dei membri della band si dividono.
Purtroppo in un solo articolo è facile omettere alcune importanti informazioni, Perciò incito chiunque sia interessato all’argomento, ad approfondire la ricerca e ad andare oltre ciò che si scorge a lettere cubitali su una copertina. È proprio all’ombra dei riflettori che ritroviamo storie come quella dei Funk Brothers…
…Don’t stop Diggin…come unica certezza!
Michela “Cini” Labarile
grandi i funk brothers !! black vibrations, continuate così e diffondete IL VERBO
RispondiEliminanicobass
Grazie Nico!
RispondiElimina*Cini*