24/01/11

BEN HARPER

Se per molti musicisti il raggiungimento del successo discografico è dato da un casuale percorso di fortunati incontri o eventi e situazioni particolari, bè questo non è proprio il caso di Benjamin Chase Harper.

La linearità della sua formazione musicale sembra quasi un mandato, un vero e proprio incarico a continuare la divulgazione di quell’inno alla vita nel mondo contemporaneo che aveva iniziato a celebrare Bob Marley, ricercando quella forma poetica sensibile e al contempo autoritaria, riscontrabile solo nei versi di Bob Dylan.

Classe 1969, Ben nasce in California, nell’Inland Empire, a Claremont a ottanta chilometri da Los Angeles, in una famiglia dalle radici molto miste: il padre Leonard, percussionista, è di discendenza afroamericana e cherokee, mentre la madre Ellen Chase-Vendries è ebrea, figlia di immigrati russi.

I suoi genitori si separano quando aveva solo cinque anni e lui, insieme ai fratelli Joel e Peter, trascorre la sua infanzia con la famiglia materna, che si occupa di musica da tre generazioni: nonno liutaio, nonna chitarrista, madre cantante e chitarrista. La famiglia, inoltre, possiede un negozio di strumenti musicali, il Folk Music Center and Museum, nel retro del quale Ben comincia a strimpellare la chitarra già da molto piccolo. Si può ben capire che tutti i membri della sua famiglia non sono solo semplici appassionati ma veri professionisti, intensamente innamorati del loro mestiere e che inevitabilmente riversano la loro passione nel giovane Harper, il quale dimostra da subito notevoli capacità nel suonare la chitarra acustica. È in quel periodo che il nonno materno gli fa scoprire la sua vera propensione: esortandolo a provare quella slide guitar Weissenborn, originale degli anni ‘20, lo stesso strumento che successivamente diventerà indispensabile nelle sue creazioni musicali.

Alla sua prima esibizione pubblica, a soli dodici anni, dimostra di essere un enfant prodige, non solo per i suoi evidenti virtuosismi alle sei corde, ma soprattutto per le influenze che in un così giovane musicista vengono fuori, nota dopo nota: da Ry Cooder a Bob Dylan, da Sam Cooke a Jimmie Rodgers fino al pioniere Robert Johnson, ed ancora molti altri musicisti funk, soul, jazz e rock.

La sua musica però non si può definire semplicemente black: anche se non trascura le sue origini afro americane, il suo stile è una vera e propria evoluzione, che affonda le radici nel jazz, nel rap, nel blues, ma che attraversa anche il rock con le sue ramificazioni più moderne. Lo stesso Herper ha sempre sottolineato che le sue canzoni non sono indirizzate ad un solo determinato pubblico, bianco o nero, ed è proprio questa convinzione ad indurlo nella ricerca di nuove sonorità.

Di conseguenza, egli stesso rifiuta di essere etichettato in un genere e al tempo stesso non cede alla commercializzazione, mantenendo saldi quei suoi valori radicati nell’umanità pacifica che crede nella riunificazione dei popoli.

La sua prima produzione risale al 1992 quando registra, insieme all’amico e chitarrista folk Tom Freund, un LP intitolato Pleasure and Pain.

Dopo questo primo esperimento, arriva la sua prima e vera missione nel 1994 con Welcome To The Cruel World, nel quale Harper descrive in un emozionante disegno musicale il nostro mondo crudele, che nonostante tutti i suoi difetti rimane comunque la nostra casa. Lo fa attraverso pregiate sonorità, ma soprattutto attraverso sorprendenti testi che svelano l’integrità morale di un cantautore all’altezza del miglior Dylan, e quell’ottimismo presente anche nella musica di Marley.

Nel successivo Fight For Your Mind del 1995, il giovane di Claremont comincia sempre più ad allargare i suoi orizzonti, cimentandosi in tutte le sfumature della black music. Fondamentale per l’evoluzione del suo percorso artistico è la formazione della band degli Innocent Criminal, non un semplice gruppo di supporto, ma dei veri compagni di vita, tra i quali il talentuoso bassista Juan Nelson, il batterista Oliver Charles e il percussionista Leon Mobley.

Ovviamente in questo album la gamma di suoni a cui Harper attinge, si dilata e anche le sonorità della sua chitarra Weissenborn cominciano a saturarsi di distorsioni.

Il disco comincia sulle note tranquille di Oppression, per passare al funk-blues di Ground On Down nella quale la lap steel comincia a riscaldarsi, accompagnata dalla classe di Juan Nelson che sorregge la band in una dinamica robusta. Gold To Me è un soul in cui Ben canta l’amore per la sua donna, la sua chitarra torna sulle ginocchia e la sua voce diventa più solare; il Tone Bar utilizzato per ottenere le tipiche sonorità slide, sembra quasi voler riproporre quei suoni caldi dei fiati della tradizione Stax e Motown.

L’atmosfera si rilassa su Burn One Down, quasi un inno folk, in stile giamaicano, alle droghe leggere, costituito da semplice chitarra acustica e percussioni.

Su Excuse Me Mr. la ritmica si fa quasi ipnotica, l’accusa contro la civiltà industriale si fa feroce, la voce filtrata sembra prendere la forma della coscienza di un uomo moderno egoista e materialista.

Sul brano soul By My Side eccelle la presenza dell’Hammond di Ervin Pope; in God Fearing Man invece Ben dà sfogo alla sua mistica classe alla slide guitar, in un lunghissimo e incalzante assolo.

Nel suo terzo disco The Will To Live, datato 1997, Harper continua a cantare il suo messaggio sociale, ma musicalmente evolve quelle particolari influenze blues rock alla Led Zeppelin, alternandole al soul caldo e intenso di Al Green: la funkeggiante Mama’s Trippin e la intensa Glory & Consequence ne sono l’esempio.

Burn To Shine, 1999, e Live From Mars, 2001, seguono la scia del precedente disco, con influenze black che ammiccano persino al blues anni venti in Suzie Blue o a certe cover di gran classe nel live, tra le quali Sexual Healing del grande Marvin Gaye.

Nel 2003 viene pubblicato l’album più completo e maturo della sua carriera: Diamonds On The Inside. I testi sono incisivi e il suo messaggio è riflessivo ma ottimista: spronare i popoli nella ricerca di quella luce che faccia risplendere, come un diamante, la forza interiore dell’uomo.

With My Own Teo Hands, il primo singolo, è un vero e proprio omaggio a Bob Marley, più ricercate sono le sonorità in brani come When it’s good, vero e proprio gospel dal ritmo energico, o in Picture Of Jesus, brano in cui i cori della preghiera dei padri africani si mescolano con la delicata tonalità di Harper. Perfettamente bilanciato anche il brano Blessed To Be Witness, un crescendo di strumentali delicate, dalle forti radici africane; nettamente più funk e ritmati in stile Motown, i brani Bring The Funk e Run Eyed Blues.

Vincitore di un Grammy, There Will Be A Light nasce nel 2004 con la collaborazione dei Blind Boys Of Alabama, collettivo di cantanti non vedenti over ottanta. Il disco parte subito molto allegro sulle note di Take My Hand, in cui ben si intersecano percussioni e sonorità liquide di tastiere e chitarra wah wah; l’inversione di mood ci porta alla ballad Where Could I Go, stile Otis Redding.

Finalmente un assolo intenso di Ben con la sua chitarra in 11th Commandament, che apre la strada alla cover di Bob Dylan, Well Well Well, ottimamente reinterpretata dai protagonisti corali diretti dalla rassicurante chitarra slide di Harper.

Dopo l’emozionante gospel Mother Pray, interamente vocale, entusiasma l’ultimo brano sempre gospel ma più movimentato, a base di hammond e cori allegri e incalzanti.

Il successivo doppio album Both Side Of The Gun, divisione voluta come semplice distinzione di ballate e brani spirituali nel primo e sonorità più aggressive nel secondo, risulta meno efficace dei precedenti. Il primo disco infatti, lento e romantico, appare quasi piatto; diverso il secondo disco, ricco di ritmiche funkeggianti come nella title track o gospel dai lineamenti country-folk come Gather Round The Stone. Il brano più emozionante di questo album resta sicuramente Black Rain: un funk rabbioso in cui si incrociano perfettamente archi alla Blaxploitation, con l’esplicito testo che fa riferimento a quella pioggia nera, causa di guerre e sofferenza.

Un messaggio anti-Bush da vero rivoluzionario:

Now you don't fight for us
But expect us to die for you
You have no sympathy for us
But still I cry for you
Now you may kill the revolutionary
But the revolution you can never bury

Il terzo album con gli Innocent Criminla è del 2007, intitolato Lifeline, disco sicuramente più rilassato dei precedenti, sia dal punto di vista musicale che nelle tematiche affrontate. Il gospel è meno potente, il rock ammicca ad un più tranquillo r’n’b e anche l’assolo di weissenborn in Paris Sunrise #7, che anticipa la poetica title track, è una tranquilla e soave melodia.

Questo è il Ben Harper che fa surf con Jack Johnson sulle tranquille spiagge di Byron Bay, luogo davvero suggestivo, dove tornerei molto volentieri, e dove Ben passava le sue serate suonando per il pubblico non pagante di backpackers dell’Arts Factory Lodge, un vero e proprio laboratorio artistico, in cui chiunque può lasciare un ricordo del proprio talento musicale. L’ultima nuova collaborazione arriva nel 2009 con i Relentless7 con l’album White Lies For Dark Times, nel quale le sonorità si soffermano su tematiche prettamente rock e funk con una dose massiccia di chitarre elettriche.

Degno di nota è l’ultimo progetto, ovvero la formazione del trio Fistful Of Mercy , nell’agosto 2010, formato da Ben Harper, l’estroso Joseph Arthur e Dhani Harrison figlio del mitico George.

Nell’opera di Harper è davvero gradevole ascoltare il meglio della tradizione black mescolarsi sapientemente a sonorità più moderne, egli è un magistrale regista e un vero portento alla chitarra slide e al contempo poeta e narratore romantico nel descrivere una modernità incentrata sullo spreco e sul consumismo. La positività con cui divulga il suo messaggio, può solo stimolare l’uomo moderno a perseguire quell’attivismo sociale rivolto ad un’educazione più consapevole e finalizzata ad uno stile di vita meno materialista, per il raggiungimento di quella pace così necessaria in tempi di forti crisi culturali e politiche.

Claudio Valerio

Nessun commento:

Posta un commento

Ratings and Recommendations by outbrain